Ecosistema

Nerone, un ibrido cane-lupo, è il nuovo leader del branco di lupi di Roma.

Un ibrido nato da un cane e una lupa è subentrato come mschio dominante del branco del litorale romano monitorato nell’Oasi LIPU a Castel di Guido dal 2013. In queste settimane potrebbe aver dato vita a una cucciolata di ibridi. L’esperto: un pericolo per la specie ma non per l’uomo e gli allevamenti.

La foto mostra Aurelia, la lupa che con due cucciolate dopo oltre un secolo ha ricreato un branco nel territorio di Roma, affiancata da un nuovo compagno: un ibrido dal manto nero. Il post è stato pubblicato domenica 26 maggio sulla pagina Facebook dell’Oasi LIPU di Castel di Guido, i cui ricercatori hanno scoperto e monitorato dal 2013 il ritorno a Roma del lupo appenninico: la sottospecie tipica italiana del lupo comune europeo. Novità “importanti e poco incoraggianti” quelle contenute nel lungo testo che riportiamo a fine articolo (*): dei sei cuccioli nati nella primavera 2018 almeno tre non hanno superato l’inverno. Due sono stati investiti; uno è morto per cause naturali.

Ma la notizia peggiore, dal punto di vista della biodiversità e della conservazione dell’equilibrio naturale, è il cambio al vertice del branco: il lupo dominante, padre della seconda cucciolata, si è ammalato, ha lasciato il branco ed è stato sostituito nel ruolo di riproduttore da un esemplare ibrido. I ricercatori della LIPU ne hanno avuto il primo sentore dalle foto e dai filmati delle fototrappole con cui monitorano il territorio da quando la specie è tornata spontaneamente, dopo un secolo, nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Il pelo del nuovo maschio dominante non è bruno-rossiccio com’è tipico del Canis lupus italicus, ma decisamente grigio-nero. Le successive indagini genetiche sugli escrementi raccolti durante l’ultimo anno, hanno fornito la conferma: l’animale è frutto di un incrocio tra un cane maschio e una lupa.
Ibrido di prima generazione: la minaccia maggiore per la sopravvivenza genetica di una sottospecie che, salvata per un soffio dall’estinzione grazie alle leggi protezionistiche degli anni ’70, oggi conta su un migliaio di esemplari distribuiti tra alpi e appennini. Il nuovo arrivato ha fatto coppia per tutto l’inverno scorso con Aurelia, la matriarca del branco, “adottando” anche i cuccioli dell’anno precedente. A marzo, probabilmente, si è accoppiato con la lupa che ora dovrebbe mettere al mondo i suoi eredi. Eredi ibridi, ovviamente, un’ulteriore minaccia al patrimonio genetico del lupo appenninico, affine ma diverso dal lupo grigio europeo come l’orso marsicano (sull’orlo dell’estinzione) lo è dall’orso bruno e il cinghiale nostrano (ormai presente solo in Sardegna) da quello introdotto dall’est europeo che oggi imperversa nella nostra penisola.
Tutti esempi di varietà “autoctone” che si stanno perdendo per errori, lassismo, indifferenza. Il post dei ricercatori si chiude infatti con un’accusa di immobilismo alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, gestita dai comuni di Roma e Fiumicino, che avrebbe ritardato l’intervento di cattura e sterilizzazione del maschio ibrido, dandogli così la possibilità di riprodursi. Ora, se la natura ha fatto effettivamente il suo corso, è troppo tardi, ed un eventuale intervento riparatore dovrebbe riguardare non solo l’ibrido adulto, ma anche un numero imprecisato di cuccioli che nasceranno a breve.
Per approfondire il tema aperto dal post abbiamo intervistato di nuovo Marco Antonelli, zoologo del Progetto Lupo dell’Oasi LIPU Castel di Guido, membro del team di ricerca che si occupa di questo monitoraggio fin dall’inizio.

Facciamo un punto della situazione del gruppo familiare: da chi è composto al momento, per quanto ne sapete?
Ad oggi sono presenti sicuramente almeno tre lupi “associati” (che vivono insieme, nda.): il maschio dominante, la femmina dominante e un giovane nato l’anno scorso. Inoltre, in zone limitrofe stiamo riprendendo (tramite le fototrappole, nda.) un altro individuo solitario: probabilmente un giovane dell’anno scorso che si è staccato dal branco e sta diventando indipendente, sul punto di intraprendere il viaggio di dispersione.

L’aggiornamento precedente, del settembre scorso, era la nascita della seconda cucciolata, nella primavera del 2018. 
Erano sei; però almeno tre sono morti. Abbiamo rinvenuto le carcasse: uno è morto in una zona boscosa, distante da strade e case; era in avanzato stato di decomposizione per cui non siamo riusciti a capire come sia morto. Probabilmente per cause naturali. Altri due sono stati investiti: una giovane femmina e un giovane maschio, su via di Castel di Guido e via dell’Arrone (due traverse della via Aurelia, tra i 5 e i 10 km dal G.R.A., nda.).

Della prima cucciolata, quella del 2017, a parte il lupo “disabile” che fu trovato investito l’anno scorso, si hanno notizie? Sono andati in dispersione?
Della cucciolata del 2017 abbiamo la sicurezza appunto del lupetto disabile, morto investito nell’aprile dell’anno scorso; e di una giovane femmina che invece ha accompagnato la coppia dominante nella crescita della seconda cucciolata. Di almeno altri tre individui non abbiamo più trovato tracce. Probabilmente si sono dispersi ed hanno intrapreso il loro viaggio; oppure potrebbero essere morti, e semplicemente non li abbiamo trovati.

La notizia più importante è quella dell’ibrido. Nel post si legge che il dominante precedente era malato, il che lo “ha portato ad allontanarsi dal branco”. C’è la probabilità che sia entrato in conflitto l’ibrido?
Con i metodi  che abbiamo (fototrappole, ricerca di impronte, raccolta di escrementi, richiami e punti di ascolto, nda.) siamo riusciti ad accertare che a settembre del 2018 il maschio riproduttore, padre della seconda cucciolata, ha avuto un peggioramento delle sue condizioni già debilitate da una rogna abbastanza diffusa. Abbiamo poi accertato che si è staccato dagli altri e ha occupato una zona limitrofa al territorio del branco per alcune settimane, in condizioni molto debilitate. Poi non ne abbiamo trovato più traccia. Supponiamo che  sia morto con i primi freddi di ottobre e novembre. Nelle stesse settimane abbiamo registrato delle immagini di un nuovo maschio “associato” ad Aurelia, la femmina riproduttiva del branco. Un maschio decisamente atipico, dal punto di vista dell’aspetto del fenotipo: aveva un mantello totalmente nero e altri aspetti morfologici non tipici del lupo appenninico. Nelle settimane successive abbiamo intensificato lo sforzo di campionamento per trovare escrementi freschi su cui fare analisi genetiche, e abbiamo scoperto ciò che in realtà temevamo: era un individuo ibrido. Addirittura un ibrido di prima generazione, quindi molto recente: figlio di un cane maschio e una lupa femmina.

Questo dovrebbe essere il periodo della riproduzione, il momento in cui dovrebbe venire al mondo la nuova cucciolata. Sapete se avverrà? Avete visto la lupa gravida? È una cosa che comunque temete?
Se tutto va secondo i ritmi naturali, questa cosa dovrebbe avvenire in queste settimane, tra la metà e la fine maggio. Gli accoppiamenti tra maschi e femmine di lupo avvengono due mesi prima del parto, quindi intorno alla metà di marzo. Purtroppo supponiamo che ciò sia avvenuto, perché in quelle settimane, a metà marzo, abbiamo sempre ripreso associati il nuovo maschio atipico con la femmina riproduttiva. In queste settimane stiamo cercando di accertare la riproduzione. Per adesso non abbiamo evidenze che sia avvenuta; ma generalmente scopriamo le cucciolate nei mesi di luglio e agosto, quando i cuccioli, che fino ai due mesi di età restano nella tana, cominciano a girare, e quindi noi cominciamo a trovare segni di presenza e abbiamo le prime riprese video.

Da quanto che si è letto sul post voi premete per la sterilizzazione: un intervento diretto su questo maschio riproduttore, anche se potrebbe essere già tardi. Immagino che chiederete la cattura e la sterilizzazione anche sull’eventuale nuova cucciolata; è fattibile? Temete che si possa scegliere una via più cruenta?
Appena scoperta la natura ibrida di questo individuo abbiamo cominciato a muoverci nelle sedi istituzionali preposte: presso il Ministero dell’Ambiente e l’ISPRA, per chiedere l’autorizzazione ad un intervento che è quello previsto dal progetto LIFE M.I.R.CO (Minimizzare l’Impatto del Randagismo canino sulla COnservazione del lupo in Italia, nda.). È un progetto LIFE, finanziato dall’Unione Europea, che sta affrontando la questione degli ibridi in due aree italiane: l’appennino tosco-emiliano e l’area del Gran Sasso-Monti della Laga, in Abruzzo.  I protocolli di intervento di questo progetto prevedono la cattura degli ibridi, la loro sterilizzazione e il rilascio in natura, in modo che rioccupino il ruolo precedente nel branco. Questo sicuramente è il metodo migliore dal punto di vista ecologico ed etico, in quanto non destruttura la coesione sociale del branco: l’individuo va a rioccupare il suo posto, ma la sterilizzazione fa sì che non possa trasmettere alla progenie i suoi geni ibridi. Per quanto riguarda il nostro caso, ci siamo mossi per tempo, già dall’autunno scorso, per avere le autorizzazioni che sono arrivate. Ministero e ISPRA hanno approvato l’intervento. Avevamo anche contattato la squadra del Wolf Apennine Center che opera nel progetto LIFE M.I.R.CO sull’appennino-tosco emiliano, ed era tutto pronto. Purtroppo c’è stato uno stop da parte della Riserva del Litorale Romano (l’ente che gestisce il territorio in cui vive questo branco di lupi, nda.) che doveva dare l’ok definitivo all’intervento. Ancora oggi siamo in attesa che si superi questa fase di stallo. Il problema è che in realtà siamo già oltre: probabilmente per questa riproduzione è tardi, e probabilmente avremo una cucciolata ibrida nelle prossime settimane. Ciò presuppone un intervento molto più dispendioso in seguito, sia dal punto di vista economico sia da quello dell’impegno e della fatica; in quanto non si dovrà solo catturare l’individuo ibrido ma anche la cucciolata, quando sarà cresciuta.

Quindi la cucciolata del 2019, in teoria, diventerà sterile, e sarà comunque un danno per il branco. Nella comunicazione al pubblico della presenza di questo branco avete puntato fin dall’inizio sul fatto che i lupi non sono pericolosi per l’uomo, e  in maniera molto marginale per gli allevamenti: solo il 5% per cento della loro dieta risulta di carni diverse dal cinghiale. Con gli ibridi  cambia qualcosa? Ovviamente la notizia cambierà molto nella percezione di questo branco familiare di lupi romani, che ora è capeggiato da un ibrido con figli probabilmente ibridi. Cambia qualcosa nel comportamento e nella pericolosità del branco?
Questo è un punto importante. È bene ribadire che l’ibridazione è un problema di conservazione per la specie “lupo”, ma non è un problema di incolumità per l’uomo, né di aumento dei danni alla zootecnia. I primi studi svolti nell’ambito del progetto LIFE M.I.R.CO su individui dotati di radiocollare, ci dicono che il comportamento, l’elusività e le zone frequentate, sono abbastanza sovrapponibili tra lupi puri e lupi ibridi. Il problema dell’ibridazione è che nel corso degli anni si vanno perdendo alcuni geni del lupo selezionati dalla natura in migliaia di anni. Si perdono improvvisamente per la deviazione di un percorso evolutivo naturale che noi stiamo causando con dei comportamenti abbastanza scellerati e scriteriati, definibili con la mala gestione dei cani. Cani “vaganti”, che hanno un proprietario ma vagano soli sul territorio e quindi, in particolari condizioni ecologiche, possono accoppiarsi con i lupi. O addirittura cani randagi, che quindi non hanno un padrone, e sono liberi di girare in natura. Oltre alla presenza di cani randagi e vaganti, l’altro grande problema che facilita questo processo, è la mortalità elevata a carico della popolazione di lupi, in molti contesti. Se muore un lupo dominante si libera un posto nel branco, che può essere occupato da un individuo ibrido, come nel nostro caso, o addirittura da un cane, che quindi ricomincia il processo di ibridazione che poi, per essere diluito nel tempo, ha bisogno di diverse generazioni.

Si può intuire che razza di cane fosse il padre di questo ibrido?
L’ibridazione in natura avviene sempre tra cane maschio e lupa femmina. Gli individui ibridi nati in natura si comportano fondamentalmente da lupi: vanno in dispersione e colonizzano nuove aree. È molto difficile risalire alla razza di cane, semplicemente da analisi genetiche fatte su un escremento o dall’aspetto fenotipico. Come si vede dalla foto è un individuo nero e relativamente grande, quindi il padre potrebbe essere stato un molossoide di colore nero. Chiaramente sono tutte supposizioni. Quando si vede un “individuo lupo” con colorazione nera, è sicuramente un ibrido. Può essere un ibrido di recente generazione, come nel nostro caso: il figlio di un cane e un lupo. Ma il colore nero può essere anche trasmesso alle generazioni successive, e quindi essere presente in individui che sono quasi totalmente lupi, con tracce di DNA canino risalenti a diverse generazioni precedenti.

Qualcuno ha incontrato l’ibrido di persona?
Si, è stato visto recentemente sia dalla responsabile sia da una volontaria dell’Oasi. Nel caso della volontaria era associato agli altri del branco, e si è comportato semplicemente da lupo: cioè appena accortosi della presenza di persone è fuggito nel bosco. Questo conferma che anche individui ibridi di recente generazione mantengono l’elusività del lupo,  in quanto fondamentalmente sono cresciuti da lupi, in natura.

Ai dominanti precedenti avevate dato i nomi dei re di Roma: Eravamo arrivati a Tullio, l’esemplare morto di malattia. A quest’ultimo che nome avete dato?
Eravamo partiti da Romolo (il primo lupo fotografato nel 2013, rimasto solitario e poi scomparso, nda.). Numa era il maschio riproduttivo, padre della prima cucciolata del 2017. Tullio era il padre della cucciolata 2018. Visto il fenotipo molto particolare di questo individuo abbiamo fatto un’eccezione, saltando il quarto re di Roma e andando direttamente a Nerone.

Di seguito il testo integrale del post pubblicato qui: https://bit.ly/2XfiXkV

* Importante aggiornamento sul branco di lupi del Litorale Romano.

Sono importanti e poco incoraggianti le novità emerse nel corso dell’ultimo anno di monitoraggio della presenza del lupo nelle aree naturali della Riserva del Litorale Romano.

Il nostro lavoro, sempre basato sull’utilizzo di diverse tecniche di monitoraggio complementari, quali videotrappolaggio, campionamento genetico non invasivo, ricerca dei segni di presenza e wolf howling, ha permesso di accertare prima di tutto un elevata mortalità all’interno del branco.

Infatti dall’autunno scorso sono stati 3 gli esemplari rinvenuti morti sul territorio. In particolare si trattava di giovani dell’anno (cucciolata nata nel Maggio 2018), due maschi ed una femmina. Un giovane maschio morto probabilmente per cause naturali, ed una giovane femmina ed un altro maschio rinvenuti investiti su strade limitrofe alla Riserva.

Oltre ai giovani deceduti, abbiamo registrato un cambio di dominanza nel branco, il secondo in meno di un anno, dopo la scomparsa di Numa e l’arrivo del nuovo maschio (Tullio), padre della cucciolata 2018. che aveva sostituito Numa al vertice del nucleo familiare. Le condizioni fisiche molto precarie, dovute ad uno stato di rogna avanzata, ha portato Tullio ad allontanarsi dal branco nel Settembre scorso.

Nelle stesse settimane abbiamo accertato l’arrivo in zona di un nuovo maschio, ripreso associato alla femmina riproduttiva (Aurelia) già da fine Settembre. Purtroppo le prime immagini hanno immediatamente rilevato le evidenti anomalie fenotipiche del nuovo arrivato, che mostrava un mantello nero e morfologia atipica. Abbiamo a quel punto intensificato gli sforzi di campionamento, per cercare di campionare geneticamente il nuovo maschio dominante.

E le analisi genetiche su un escremento di recente deposizione, rinvenuto a Dicembre, hanno dato l’esito temuto: il nuovo maschio con mantello nero è un ibrido di prima generazione, figlio di un cane maschio ed una lupa femmina, probabilmente arrivato in dispersione da un nucleo ibrido presente nelle aree a nord di Roma.

La presenza di un individuo ibrido nel ruolo di riproduttore in un branco ha conseguenze gravi non solo per il futuro del branco del Litorale Romano, ma potenzialmente deleterie per la conservazione della specie lupo in un’areale ben più ampio. Infatti, i giovani individui ibridi nati dall’accoppiamento dell’ibrido di prima generazione, potranno in futuro disperdersi e ricolonizzare nuove aree, dove potenzialmente si riprodurranno, trasmettendo geni canini nelle generazioni successive.

L’ibridazione antropogenica rappresenta oggi una delle più gravi minacce per la conservazione di molte specie della fauna selvatica. Questo fenomeno rappresenta una deviazione di un processo evolutivo naturale. Nell’ibridazione lupo x cane la diffusione di geni canini, spesso per nulla adattativi alla vita selvatica, nella popolazione di lupo può provocare la perdita di alcuni adattamenti specifici della specie selvatica, frutto di migliaia di anni di selezione naturale, e che hanno plasmato il lupo come lo vediamo oggi, predatore fondamentale nel delicato equilibrio dell’ecosistema.

L’elevata mortalità causata dall’uomo nella popolazione locale di lupo, con conseguente rottura della coesione sociale dei branchi, e l’elevata densità di cani vaganti, sono i fattori che possono favorire l’affiliazione tra cane e lupo, e dare il via al fenomeno. E purtroppo constatiamo che nella nostra area di studio, entrambi i fenomeni sono diffusi.

E’ importante ribadire che l’ibridazione è un problema per la conservazione del lupo, e non per l’incolumità delle persone, e non comporta maggiori rischi di predazione per il bestiame domestico. I primi studi svolti in natura su individui ibridi infatti dimostrano che l’elusività nei confronti dell’uomo e la composizione della dieta di individui ibridi sono del tutto simili a quelle di individui puri.

Ma per conservare il lupo, il fenomeno dell’ibridazione può e deve essere prevenuto, prima di tutto con un’attenta gestione dei cani, e combattendo la mortalità di origine umana a danno del lupo (bracconaggio e mortalità accidentale). E azione importante quanto le precedenti, è l’intervento per minimizzare il potenziale riproduttivo di ibridi di recente generazione tramite cattura non cruenta, sterilizzazione (per vasectomia, per evitare modifiche ormonali e quindi comportamentali) e successivo rilascio in natura. Una volta in natura, questi individui proseguiranno la loro vita nel branco senza problemi e senza trasmettere alle generazioni successive le varianti genetiche di cane presenti nel loro DNA.

La LIPU ha immediatamente attivato tutte le istituzioni competenti al fine di intervenire per contenere il fenomeno della contaminazione genetica nel branco e potenzialmente anche nei territori limitrofi. Alla prontezza di risposta del parere positivo dell’Ispra e quindi delle necessarie autorizzazioni da parte del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, al sostegno tecnico-scientifico dell’Università La Sapienza, alla disponibilità del Comando dei Carabinieri forestali, al parere positivo da parte della Regione Lazio e soprattutto alla completa disponibilità da parte del Wolf Apennine Center ad effettuare l’intera operazione, compresa la responsabilità scientifica, purtroppo non è corrisposto analogo atteggiamento da parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, Comune di Roma, il cui incomprensibile ed ingiustificato immobilismo perdura a tutt’oggi, mettendo in grave pericolo l’identità genetica dei futuri lupi di Roma.

Nell’immagine da videotrappola, il nuovo maschio riproduttivo ibrido associato ad Aurelia, femmina riproduttiva del branco dal 2016, ripresi in un passaggio in macchia mediterranea nell’area del Litorale Romano.

(Fonte: pagina Facebook Oasi LIPU Castel di Guido)

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