Educazione

Le scuola italiane cantano per il pianeta

Dal progetto di ARPA Piemonte, il Ministero dell’Istruzione lancia un concorso per classi medie e superiori per video musicali a tema ambientalista da creare a scuola. Il primo “Premio Musica d’Ambiente” sarà assegnato durante l’Earth Day 2020 il prossimo aprile.

La canzone di questo video è intitolata “ETER-NOT”: un NO all’eternit. Il brano rappresenta il progetto “Musica d’Ambiente” che utilizza il linguaggio della musica per far metabolizzare agli studenti i concetti fondamentali dell’ecologia. Il progetto è stato avviato dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Piemonte ma, grazie a un’intesa col Ministero dell’Educazione, a partire da quest’anno scolastico, ha dato vita a un concorso aperto a tutte le scuole medie e superiori d’Italia. Studenti e insegnanti potranno partecipare creando videoclip musicali a tema ambientale ideati e realizzati a scuola. “Ecosistema”, la rubrica radiofonica di Earth Day Italia su Radio Vaticana ne ha parlato con Franco Pistono, autore del brano e responsabile del progetto Musica d’Ambiente di Arpa Piemonte.

Come è nata la canzone “Eternot”, e quali tema affronta?

“Eternot” è un titolo un po’ singolare: si riferisce a un parco di Casale Monferrato (AL), sorto nel luogo dove prima c’era la fabbrica Eternit. Casale ha avuto uno slancio, una rinascita dopo quel momento davvero funesto, e ha costruito questo luogo di grande bellezza. La canzone nasce per celebrare il passaggio da un passato difficile a un futuro di speranza. Il brano è tipicamente cantautoriale, con un’impronta molto poetica; e ha una bella storia, perché nasce da un dialogo con il mio direttore generale, l’ingegner Robotto, molto sensibile in generale all’ambiente e in modo specifico a questo tema che lo tocca nel vivo. Da questo dialogo, con questa progettualità, da una mia risposta è nato il brano “Eternot”. Così l’abbiamo portato in giro, ed è molto piaciuto per questa vena poetica che riesce a raccontare tematiche ruvide in tono gentile.

Il progetto “Musica d’ambiente” vuole unire due mondi: l’educazione ambientale e la musica, utilizzata come strumento di penetrazione di queste tematiche nella scuola, per gli studenti e gli scolari. Come e quando è nato? Da quale esigenza?

Il progetto nasce nel 2015 principalmente dalla mia presenza (con la mia formazione umanistica) in ARPA Piemonte, che è un ente tecnico. Da ciò, e dal ragionamento sul “come” fare educazione, nasce “Musica d’ambiente”: prima di tutto rivolgersi ai bambini, e farlo con un linguaggio accattivante (anche se la musica non è propriamente un linguaggio). In effetti ci sono stati dei risultati. La Direzione ha sostenuto il progetto con una certa visione e anche con coraggio; perché non è così normale che un ente tecnico traduca le proprie opere in forma artistica. Il progetto è nato con lezioni frontali, in aula. Poi, dopo un dialogo molto fruttuoso con l’Ufficio Scolastico Regionale, si è trasformato in un corso gratuito di formazione per docenti, con strumenti (canzoni, filastrocche, ecc.) liberamente scaricabili e condivisibili dal sito internet di ARPA Piemonte.

Come è andata in questi quattro anni? Quanti insegnanti avete formato? E quanti ragazzi avete incontrato?

Abbiamo “gioiosamente” incontrato – perché la musica è veramente uno strumento di incanto per bambini e ragazzi – circa tredicimila bambini, e formato mille e cinquecento insegnanti. Considerando che il primo anno è stato di sperimentazione, in un solo istituto, per valutare l’efficacia del progetto, sono numeri davvero interessanti. Per gli insegnanti è come avere una cassetta degli attrezzi di strumenti di didattica. Per i bambini sono canzoni che possono condividere, e su cui possono costruire un linguaggio comune. Un linguaggio che già è loro: perché vivono di musica, in quanto esseri umani. Sottolineo che, come “cassetta degli attrezzi”, si tratta di un progetto pienamente interdisciplinare: perché i contenuti possono essere guardati da tutti i punti di vista delle varie materie.

Come si svolge dal punto di vista pratico? Chi scrive le canzoni? Chi pensa i testi? Come avviene la didattica?

Io scrivo i contenuti. Mi occupo interamente della produzione e anche della formazione degli insegnanti. Mi soffermo su questo perché il corso di formazione offerto riguarda argomenti accattivanti. Si tratta di comunicazione, di scrittura “creativa”, di musica, e quindi di strumenti per usare concretamente i contenuti del progetto in aula. La didattica è molto intuitiva, perché in realtà ricalca esattamente l’esperienza quotidiana che facciamo con i brani, quando ascoltiamo una musica che ci entra nella testa. Queste musiche [del progetto] hanno contenuti tecnico-scientifici addolciti, diluiti; ascoltandoli, prima di tutto li interiorizziamo, e poi li possiamo utilizzare come chiavi di approfondimento, sia sui libri di testo, sia nelle discussioni, sia sul sito di ARPA Piemonte. Questa è un po’ la magia del progetto che è valido ovunque a livello territoriale: ARPA Piemonte è presente nella Regione Piemonte, ma le agenzie regionali per l’ambiente sono presenti su tutto il territorio nazionale. Quindi il progetto è utilizzabile in qualunque territorio, nell’ambito del grande sistema costituito dalle ARPA. Perché i temi ambientali sono comuni a tutti.

Che risposte ricevete dai ragazzi e dagli insegnanti? Questo metodo è applicato in vari gradi di scolarizzazione: dai più piccoli alle superiori. C’è entusiasmo? C’è interesse?

C’è molto interesse, perché è divertente. La musica è intimamente in grado di attivare, non solo l’aspetto emotivo, ma il cervello nella sua interezza. Se andiamo a toccare le emozioni, se riusciamo ad utilizzare questo veicolo, noi riusciamo ad entusiasmare. Con l’entusiasmo c’è ovviamente la voglia di approfondire, perché la musica chiama se stessa. Cioè ci viene voglia di ripetere, e quindi l’esperienza viene ripetuta. Il progetto in origine è nato per le primarie, ma subito ne abbiamo capito l’efficacia: perché la musica non dovrebbe mai abbandonarci nel corso della carriera scolastica e della vita. Quindi l’abbiamo esteso alle scuole dell’infanzia e adesso ci affacciamo, con molto più metodo, alle scuole secondarie. Le reazioni sono di grande entusiasmo, e lo dico facendomi latore dalla voce dei bambini, come è stato certificato anche da indagini didattiche promosse dagli uffici ministeriali e dagli istituti compresivi.

Di tanti temi che vanno sotto il nome di “ambiente”, quali sono quelli che attirano di più l’attenzione dei ragazzi? Gli animali, le piante, il clima, l’inquinamento? 

Il clima è veramente strategico. In questi giorni sto lavorando con un istituto di Andrate (TO) che ha sospeso l’attività didattica per una settimana per fare spazio al tema “clima”. Tema che è ampiamente trattato anche in “Musica d’ambiente”, e verifichiamo che, dalle parole, si passa poi all’indagine più approfondita. Anche la qualità dell’aria e la biodiversità sono temi molto sentiti. Devo dire però che non è mai una questione di tema in quanto tale, ma di come viene offerto ai cuori e alle menti delle persone.

Dal punto di vista del genere musicale? So che lei è un cantautore, quindi adotta quel lessico musicale. Ma i ragazzi fanno istanze anche per altri generi? Il rock, o il rap che va di moda?

Ha perfettamente ragione: i ragazzi hanno un linguaggio diverso e, com’è buona norma comunicativa, occorre partire dal conosciuto dell’altro. Ecco perché all’interno del progetto “Musica d’ambiente” tutti i brani sono diversi uno dall’altro. Ci sono sfumature orientaleggianti, il country; c’è il rap, molto presente perché piace molto. Ci sono tutte le possibilità espressive. Una cosa carina del progetto, che va incontro al sentire dei ragazzi è che, oltre ai brani originali, ci sono delle riscritture in chiave parodistica delle canzoni più celebri. L’anno scorso “Soldi” ha vinto Sanremo, e l’abbiamo tradotta in “Sciolti”, quindi parlando di cambiamenti climatici; oppure “Occidentali’s karma”, che è diventata “Ambientali’s karma”. Quindi attraverso il gioco con le parole, e divertendosi sempre, si interiorizzano contenuti importanti che riguardano il nostro pianeta, la nostra casa.

Questo progetto ha valicato i confini del Piemonte: è diventato un concorso nazionale: il “Premio Musica d’Ambiente”. Le classi medie e superiori di tutta Italia sono invitate a produrre una canzone a tema ambientale con un video, e a farla partecipare al concorso, che poi verrà premiato in occasione dell’Earth Day 2020. Come si può partecipare?

Il concorso è presente sul sito di ARPA Piemonte, quindi occorre scaricare la domanda, il bando e quant’altro. Abbiamo sottoscritto un accordo istituzionale con la Città di Torino, la Città di Casale Monferrato, l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte e con Earth Day Italia: insieme abbiamo dato vita a questo premio che è una novità molto interessante, dal punto di vista della didattica. Il concorso chiede ai ragazzi, prima di tutto, di concentrarsi su un tema ambientale, generico o specifico: ad esempio la qualità dell’aria, o la discarica vicino a casa; successivamente devono indagare questo tema attraverso un’analisi, prima di tutto scientifica, ma traducendolo in una poesia, atta ad essere musicata; poi devono realizzare una musica e un videoclip. Perciò il lavoro è pienamente interdisciplinare e mette in campo anche le competenze personali dei ragazzi che magari non vengono valorizzate dalla scuola. Ogni istituto scolastico può mettersi in collaborazione con altri due, quindi fino a un massimo di tre, e lavorare anche in rete per partecipare a questo bando nazionale sostenuto dal MIUR. L’idea, prima di tutto, è di mettere in contatto le varie realtà nazionali, e quindi parlare delle varie realtà attraverso questo linguaggio; e poi mettere in campo le famose competenze: cioè imparare a non affrontare un problema in maniera settoriale, ma a guardarlo da vari punti di vista: linguistico, musicale, scientifico, ecc.

Un’espressione sul sito di ARPA Piemonte parla della voglia di creare una generazione di “nativi ambientali”. Sappiamo che i ragazzi ormai sono “nativi digitali”; secondo la sua esperienza sono anche già nativi ambientali? Hanno dentro di sé, nella loro esperienza, la preoccupazione per l’ambiente? O c’è ancora bisogno di farne materia scolastica?

È sempre necessario vigilare su questi temi. Però, dal mio punto di vista e con la mia esperienza, vedo molta più speranza. Da bambini noi eravamo molto più sprovveduti. Loro sono attenti, sono “naturalmente” vicini ai problemi che riguardano la nostra casa, la nostra Terra. In questo senso, secondo me, è fondamentale fare un ragionamento: molto spesso si ritiene che si tratti di “istruire”, “insegnare”. Sempre “in”: sempre infilare qualche cosa dentro ai cervelli. Invece il Legislatore è stato acuto anche nel parlare di “educazione”. I ragazzi hanno già dentro di sé i più grandi valori, i migliori. Si tratta di valorizzarli. Questo è il compito di noi adulti.

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