È sufficiente aver inserito la tutela dell’ambiente, degli animali e della biodiversità nella Costituzione Italiana? Il Testo Unico Ambientale del 2006, la legge sugli ecoreati del 2015, la “Legge Salvamare” di quest’anno, hanno impresso una svolta alla tutela dell’ambiente? Quali sono i reati ambientali più odiosi e dannosi? Lo abbiamo chiesto a Gianfranco Amendola, figura storica dell’ambientalismo italiano.
L’11 febbraio 2022 è stata apportata una modifica epocale alla Costituzione Italiana: all’Articolo 9 (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”) sono state aggiunte le frasi: “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”
La Legge Costituzionale, approvata a larga maggioranza, è stata salutata con favore da tutto il mondo dell’ambientalismo italiano. Nelle settimane seguenti anche un’altra norma lungamente attesa da quanti si occupano di ecologia e ambiente ha completato l’iter legislativo entrando finalmente in vigore: la cosiddetta Legge Salvamare, importante per regolare, tra le altre cose, la raccolta dei rifiuti in mare e la collaborazione con i pescatori per la tutela degli ecosistemi marini.
Nel pieno del dibattito intorno ai due provvedimenti abbiamo avuto l’opportunità di raccogliere i commenti di uno dei precursori dell’ambientalismo italiano: Gianfranco Amendola, incontrato in occasione dell’anniversario dell’associazione Marevivo. Magistrato attivo nel contrasto ai reati ambientali, ex deputato europeo dei Verdi, ex consigliere comunale a Roma, e a più riprese membro dei direttivi delle maggiori associazioni ambientaliste italiane, Amendola è tutt’ora una figura di riferimento per l’ambientalismo, memoria storica delle battaglie e dell’evoluzione del movimento ecologista.
Che cosa significa aver scritto “ambiente” nella Costituzione Italiana?
Dopo trent’anni siamo riusciti finalmente a inserire nella nostra Costituzione il valore dell’ambiente. Finora l’ambiente era stato certamente tutelato: non grazie alla Costituzione, ma per l’opera intelligente della Corte Costituzionale che, partendo da “La Repubblica… tutela il paesaggio…” (precedente stesura dell’Art.9, nda.) ha fatto giustamente rientrare nel termine “paesaggio” anche l’ambiente, come luogo in cui l’uomo vive, importante per la qualità della vita. Ora il Parlamento ha inserito nella Costituzione, oltre al paesaggio, anche l’ambiente, l’ecosistema e la biodiversità. Nessuno sottolinea mai l’aggiunta che è stata fatta anche nell’articolo Articolo 41 (quello che definisce la libertà dell’iniziativa economica privata, nda.): che nessuna opera o iniziativa economica può danneggiare la salute e l’ambiente… prima c’era solo la salute. Il nuovo Articolo 41 dice anche che la legge, attraverso i programmi, deve occuparsi di indirizzare tutta l’economia a tutela dell’ambiente (e a fini sociali, nda.). [All’Art. 9] è stata aggiunta la cosa più importante: che tutto questo dev’essere fatto nell’interesse delle future generazioni, dando quindi un respiro non solo riferito alla situazione attuale ma anche al futuro; perché tutto quello che facciamo dev’essere visto non soltanto per ciò che succede adesso, ma anche per quello che succederà dopo. Ciò dà un senso anche a quello che oggi viene chiamato sviluppo sostenibile… “sostenibile” perché fa fare soldi a qualcuno, ma non per l’ambiente. Se ci sapremo fare questo secondo me porterà a grossi risultati nella tutela dell’ambiente e della salute.
Nella sua esperienza di magistrato, quali sono i reati ambientali che creano più danni? E quali le risultano personalmente più odiosi?
I reati ambientali sono quasi tutti dannosi per me. La nostra normativa è abbastanza strana; perché buona parte dei reati ambientali, i più vecchi, i primi [normati], non sono di per sé basati sul danno all’ambiente, ma sono fatti formali. Ad esempio è punito chiunque scarichi [rifiuti] senza autorizzazione, o chiunque trasporti rifiuti senza essere iscritto all’albo: sono fatti formali. Invece ciò che conta di più sono i danni, che sono stati introdotti nel 2015 con la cosiddetta legge sugli ecoreati (Legge 68/2015, nda.). Soprattutto è stato introdotto il delitto di “disastro ambientale”: chiunque provochi danni a ciò che adesso anche la Costituzione tutela (ambiente, ecosistema e biodiversità) è punito nei casi più gravi addirittura con la reclusione, fino a 15 anni.
I reati più vergognosi, che più mi indignano, sono quelli contro gli animali. Ho visto cose che veramente gridano vendetta: come se non fossero esseri senzienti, come se non facessero parte anch’essi dell’ambiente da tutelare. Mi indignano anche tutti quei comportamenti che portano a commettere delitti contro l’ambiente, senza preoccuparsi minimamente di ciò che si può provocare. Recentemente la Cassazione ha ritenuto che fosse disastro ambientale l’opera di alcuni pescatori abusivi, delinquenti, che avevano fatto scomparire del tutto le oloturie da un tratto di costa del mare a sud. Le oloturie sono i cosiddetti cetrioli di mare, fondamentali per l’equilibrio ecologico. A Hong Kong li comprano a peso d’oro, perché piacciono e per fare cosmetici. [I pescatori condannati] hanno guadagnato in questo modo oltre un milione e mezzo di euro, togliendo da un tratto di costa una risorsa importantissima e facendo morire tutto l’ambiente marino. Una cosa dannosissima. Per fortuna la Cassazione ha stabilito che questo è un disastro ambientale.
Un altro esempio di come una legge possa tutelare gli ecosistemi è la questione della Posidonia, che la cosiddetta “Legge Salvamare” dovrebbe finalmente regolare.
La Posidonia per tanti anni è stata vista come un rifiuto, per cui non si sapeva neanche dove buttarla. Alcuni sono stati sanzionati perché la riutilizzavano, mentre invece doveva andare in discarica: una follia! Per fortuna, recentemente, il legislatore si è ravveduto e ha stabilito che la Posidonia è fondamentale e va tutelata perché importantissima per la biodiversità: quando si spiaggia naturalmente non va trattata come rifiuto ma riutilizzata in loco, con certe accortezze, per fare da barriera all’erosione marina. Questa mi pare una legge importante, che tutela l’ambiente e le nostre coste dall’erosione.
Lei è un pioniere dell’ambientalismo italiano. Che cosa è cambiato negli ultimi quarant’anni?
Negli anni ‘80 scrissi un libretto: “In nome del popolo inquinato”. All’epoca pochi si occupavano di ambiente e io cercavo di spiegare alla gente comune che cosa potesse fare per difendere sé stessa e l’ambiente dagli inquinamenti: acqua, aria, rumore. La cosa ebbe grande successo ma all’epoca non c’erano leggi. Le leggi sono venute dopo: alcune buone; altre, molte purtroppo, meno buone. Oggi forse abbiamo un “inquinamento da leggi”: abbiamo un Testo Unico Ambientale (emanato nel 2006, nda.) pieno di norme e leggi che non servono e non si capiscono. Per essere applicata una legge deve essere chiara: non la deve capire il giurista, ma il cittadino qualsiasi; ma se ci sono troppi richiami ad altre leggi e sigle non la capisce nessuno, e nessuno la applica. Perciò, per certi aspetti, dico che forse era meglio prima, quando io dicevo di utilizzare per l’ambiente le vecchie norme del Codice Penale del 1930. Certo, oggi possiamo fare molto di più; però le leggi che abbiamo andrebbero riviste totalmente. Forse, con la modifica fatta alla Costituzione, questo potrà essere fatto in tempi abbastanza brevi.