Elena Shneiwer, Head of ESG Engagement & Cultural Heritage di Cassa Depositi e Prestiti, approfondisce i principali abilitatori per il passaggio ad una transizione ecologica ,analizza il lavoro di CDP attraverso la loro promozione e invita ad investire nelle competenze ESG per un futuro sostenibile
Lo sviluppo sostenibile è uno dei temi più importanti affrontati al Festival Impatta Disrupt, tenutosi alla Casa del Cinema dal 18 al 20 aprile. Per affrontare la transizione ecologica e digitale sono necessari dei modelli di sviluppo adeguati ai bisogni del mercato, delle persone e dell’ambiente. Elena Shneiwer, Head of ESG Engagement & Cultural Heritage di Cassa Depositi e Prestiti, nel suo intervento spiega come la società per azioni stia sviluppando strategie adeguate e favorevoli secondo i principi di innovazione e sostenibilità, senza scordare la promozione di competenze per le future generazioni.
“Gli abilitatori di una transizione sostenibile sono quei motori che aiutano l’economia reale ad essere sempre più green. Tra questi ce ne sono due particolarmente importanti: l’innovazione e la finanza, quest’ultima che ha il compito di indirizzare risorse pubbliche e private verso progetti a maggior impatto sociale e ambientale.”
Shneiwer spiega che l’innovazione “E’ una precondizione della sostenibilità. Non a caso oggi parliamo di Twin Transition (la transizione ecologica e digitale, ndr). L’innovazione non è neutrale, ma sempre più indirizzata verso obiettivi di sostenibilità.”
Il nuovo approccio di Cassa Depositi e Prestiti
“Come Cassa Depositi e Prestiti abbiamo un ruolo da giocare. In primo luogo siamo nativamente sostenibili dato un modello di business quasi circolare, che raccoglie i risparmi degli italiani sul territorio e ritorna al territorio con impatti postivi investendo in infrastrutture, imprese e pubblica amministrazione. Da due anni – illustra Shneiwer- abbiamo introdotto un modello di valutazione delle nostre operazioni che mette al centro l’impatto ex ante ed ex post di qualsiasi operazione. Lo scorso anno, più dell’80% delle risorse impegnate da CDP, circa 20 miliardi complessivi, è andato a finanziare iniziative con impatto positivo sugli obiettivi di sviluppo sostenibile. Questo viene fatto agevolando le imprese che si danno un obiettivo sociale e ambientale al raggiungimento del quale viene ridotto il costo del finanziamento.”
Lo stesso approccio viene utilizzato anche lato Pubblica Amministrazione. Shneiwer spiega come “Verso le pubbliche amministrazioni abbiamo messo a disposizione un plafond da 200 milioni di euro, il cosiddetto prestito green, per interventi sostenibili sul territorio. Tradizionalmente siamo molto attenti al sociale: CDP è tra i maggiori finanziatori di interventi di costruzione, ammodernamento e riqualificazione di scuole, ospedali, alloggi sociali e studentati.”
“Anche lato raccolta, dal 2017 siamo tra i maggiori emettitori di green e social bond. Raccogliamo fondi da investitori nazionali e internazionali che andranno a sostenere progetti ad alto impatto sociale sul territorio.”
L’Italia e la finanza d’impatto
“Non c’è dubbio che sugli strumenti di finanza rivolti a innovazione e sostenibilità scontiamo un ritardo. Penso ai Social Impact Bond, molto sviluppati nel mondo anglosassone. Tuttavia, basta vedere il numero delle masse gestite a livello ESG soprattutto in Europa, la finanza si sta orientando sempre di più verso questi strumenti che generano uno sviluppo che non può definirsi tale se non è sostenibile.”
Investire sulle competenze ESG
“Un terzo elemento fondamentale per sostenere la transizione sostenibile è investire in competenze ESG perché c’è un grande gap di informazione su questi temi. Secondo i dati di una recente ricerca condotta insieme a Doxa, in Europa solo il 37% delle persone conosce il significato dell’acronimo ESG. Tanti sanno cos’è la sostenibilità, pochine sono realmente consapevoli. È per questo che stiamo cercando di promuovere progetti di educazione e formazione, tra cui il primo Master ESG, che servirà sia a creare un linguaggio comune sui temi della sostenibilità, sia a generare le competenze adeguate per il mercato del lavoro di oggi e di domani.”
“Il 25% delle ricerche fatte nel mondo del lavoro è orientata a competenze di sostenibilità – spiega infatti Shneiwer – Si stima che entro il 2026 saranno necessari circa 4 milioni di lavoratori ESG tra pubblico e privato, ma circa un terzo delle aziende non trova queste competenze sul mercato. È importantissimo lavorare su questi temi: la sostenibilità è ormai talmente trasversale alle professioni che potenzialmente ogni lavoro sarà un lavoro green.”