Dopo una primavera-estate caratterizzata da incidenti e morti, con Marco Antonelli, zoologo del WWF, facciamo un punto sulla possibile convivenza tra orsi ed esseri umani in Italia.
Ieri è stato reso noto il ritrovamento del cadavere di F36, un’orsa del Trentino, che aveva avuto negli ultimi mesi degli incontri violenti con escursionisti, senza gravi conseguenze. La Provincia di Trento aveva ordinato l’abbattimento; provvedimento che il TAR aveva sospeso. Al momento non sono chiare le cause della morte dell’orsa.
La presenza degli orsi sulle alpi e sugli appennini; le possibilità, le controversie e l’importanza di questi grandi mammiferi nel quadro del patrimonio naturale italiano, sono stati oggetto della puntata di questa settimana di “Ecosistema”, la rubrica radiofonica di Earth Day Italia su Radio Vaticana. Ascolta di seguito il podcast della trasmissione, condotta da Stefano Leszczynski, con la presenza di Marco Antonelli, zoologo del WWF.
Il 31 agosto a San Benedetto dei Marsi, un centro di 3000 abitanti, appena al di fuori del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, un uomo ha ucciso con una fucilata un’orsa che si era avvicinata al suo pollaio. L’orsa Amarena era uno dei simboli del Parco, molto conosciuta da residenti e turisti. Le sono sopravvissuti due cuccioli di circa 8 mesi, che sono ancora liberi e monitorati dagli esperti del Parco. L’uomo si è poi dichiarato pentito del gesto, e che non aveva capito che si trattasse di un orso. Attualmente è indagato per “uccisione di animale per crudeltà o senza necessità”, un reato punibile con la reclusione da quattro mesi a due anni, ma che spesso si risolve con il pagamento di una sanzione, se il reo è incensurato.
La convivenza tra esseri umani ed orsi, negli ultimi anni è stata complicata da incidenti vari. Il più tragico e è accaduto il 5 aprile scorso, quando JJ4, un’altra orsa trentina, ha ucciso Andrea Papi, un 26enne che correva nei boschi sopra il paese di Caldes, in Val di Sole. Pochi giorni dopo l’orsa è stata catturata e rinchiusa al Casteller di Trento: un centro di recupero della fauna selvatica. A luglio il Consiglio di Stato ha sospeso l’ordinanza della Provincia che chiede il suo abbattimento. JJ4 è figlia di due orsi sloveni introdotti in trentino dopo il 2000. Era stata catturata una prima volta perché dichiarata “problematica” nel 2010, poi rilasciata in un parco protetto. Negli anni successivi fu più volte catturata e dotata di radiocollare. Nel 2020, con due cuccioli al seguito, aveva aggredito due escursionisti sul Monte Peller (non lontano dal luogo dell’uccisione di Papi) e successivamente aveva inscenato un “falso attacco” verso due forestali. In quel momento partì l’ordinanza di abbattimento della Provincia di Trento contestata dalle associazioni ambientaliste e sospesa dal Consiglio di Stato.
Negli anni precedenti c’erano stati altri “incidenti”. Nell’estate del 2017 gli agenti del Corpo forestale della Provincia di Trento su ordinanza del Presidente, abbatterono KJ2. L’orso un mese prima aveva aggredito e ferito un uomo che si trovava con il cane in un bosco presso i laghi di Lamar (Trentino sud-occidentale). Altro caso che ebbe molto risalto accadde nell’estate del 2014, quando l’orsa Daniza ferì un cercatore di funghi nei boschi intorno Pinzolo, in Trentino. Qualche settimana più tardi si cercò di catturarla insieme ai suoi due cuccioli, sparando degli anestetici. Un cucciolo sfuggì; uno fu catturato e in seguito rimesso in libertà; Daniza non sopravvisse alla dose del farmaco anestetico. Tutti i casi del Trentino riguardano orsi introdotti dalla Slovenia (o loro discendenti) con il progetto LIFE URSUS iniziato nel 2000 e proseguito nei decenni successivi.
Di seguito l’approfondimento sul tema con l’intervista di Giuliano Giulianini a Marco Antonelli che, tra l’altro, collabora ai progetti del WWF “Orso 2×50” e ArcPROM, mirati a incrementare il numero e l’areale degli orsi italiani ed europei.