A Roma la prima edizione di “Cinema in Verde”, rassegna e concorso cinematografico di film dedicati all’ambiente.
L’Orto Botanico di Roma ospita in questi giorni “Cinema in Verde“, la prima rassegna cinematografica dedicata ai temi dell’ambiente della Capitale. Le pellicole in concorso e in rassegna sono presentate da attori e registi e animano il dibattito con il pubblico su temi come cambiamento climatico, inquinamento, reati ambientali, incendi e così via.
L’ingresso al festival è gratuito e richiede la prenotazione alle singole proiezioni sul sito dell’evento. Le mattinate sono dedicate a workshop sulla produzione di documentari a tema ambientale; i pomeriggi alle rassegne di film già usciti nelle sale e ai dibattiti; le serate ai film in concorso. Tra i protagonisti annunciati: Paolo Virzì (sabato pomeriggio), che parlerà in un incontro del suo sorprendente “Siccità”; Andrea Pennacchi, protagonista del film “Pluto” di Renzo Carbonera; Claudia Gerini, che premierà i vincitori nella serata conclusiva di domenica 1 ottobre.
Il festival è promosso dall’Assessorato all’Ambiente di Roma Capitale, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente; ideato e organizzato dall’agenzia Silverback, dall’Orto Botanico – Dipartimento di Biologia Ambientale e dal Polo Museale de La Sapienza. In occasione della serata inaugurale abbiamo incontrato l’ideatrice del festival, Simonetta Lombardo, che ci ha rilasciato la seguente intervista.
Si parla di “industria del cinema” quindi, come tutte le industrie, ha un impatto sull’ambiente? È stato quantificato?”
Nessuno lo ha quantificato nel suo totale. Ogni giorno ci sono migliaia di set in tutto il mondo, e ce ne sono centinaia in una città come Roma. Questi set sono effettivamente luoghi dove la gente deve arrivare, mangiare, dove si produce elettricità per filmare. È un impatto molto forte. I calcoli disponibili riguardano la ripartizione del peso dell’inquinamento “da film”, da produzione cinematografica: il 50% è dovuto ai trasporti; il 30% all’energia; il restante 20% è suddiviso tra catering e materiali di vario genere.
Nessuno ancora sa quant’è nel complesso, anche perché non si tratta di un settore per cui sia obbligatorio compensare le emissioni. L’industria cinematografica ha fatto però enormi passi in avanti. Oggi esistono film commission, anche in Italia; esistono protocolli da seguire per abbattere l’impatto della produzione cinematografica. Contemporaneamente, in altri paesi, ci sono delle regole nazionali ferree. Può darsi che questo sia il prossimo obiettivo: probabilmente ci sarà un tentativo di avere regole condivise in tutto il mondo del cinema. Noi ci auguriamo che un’iniziativa come “Cinema in verde” vada in questa direzione. Parleremo anche di questo durante il festival.
Uno dei film più importanti per l’ambiente è stato il recente ‘Siccità’ di Paolo Virzì. Dal lato artistico, gli artisti, i registi, gli attori, i produttori, sono interessati al tema dell’ambiente e della sostenibilità?
Penso che siano nettamente più interessati di prima. Dieci anni fa non avremmo mai potuto fare un festival di storie cinematografiche sull’ambiente. Il motivo è che il tema ambientale è entrato nella nostra vita con prepotenza, e dobbiamo farci i conti in qualche modo. E’ bene che cominciamo a farci i conti anche in senso positivo, non solo in senso negativo e catastrofico. La perdita di biodiversità, il cambiamento climatico, sono temi drammatici e io penso che dobbiamo prenderli molto sul serio. Ma quello che dobbiamo veramente pensare è che salvaguardare l’ambiente significa vivere meglio, in prima persona, oggi, per respirare meglio, mangiare meglio, avere un rapporto diverso con la natura e con l’ambiente che ci circonda. Direi che la lettura è questa, e il cinema ci aiuta.
Un film da andare a vedere assolutamente, in questo senso?
Nella nostra programmazione ci sono due film che rientrano di più in questo ambito. “L’Horizon”, su una periferia che si ribella all’ennesimo scempio e distruzione di un’area verde. “And the birds rained down”, sugli incendi in Canada: una storia molto poetica che racconta anche delle dinamiche interne ad una piccola comunità isolata; tutto in relazione alla foresta, al bosco, all’isolamento e agli incendi che hanno devastato la regione.