Annalisa Corrado e Alessandro Gassmann raccontano le storie dei campioni della sostenibilità che l’attore, con il supporto del Kyoto Club ha cercato in tutta Italia e promuove con i proventi della sua biografia “Io e i Green Heroes”.
“Io e i Green Heroes – Perché ho deciso di pensare verde” è una biografia sui generis di Alessandro Gassmann. La particolarità è che l’attore, più che raccontare aneddoti artistici della sua vita, percorre quello che definisce il “filo verde” della sua storia: il rapporto con la Natura e con gli eroi che la difendono.
Uscita di recente nelle librerie a cura delle Edizioni Piemme, è scritta a quattro mani con Roberto Bragalone, scrittore e divulgatore scientifico, con la consulenza scientifica del Kyoto Club, che ha certificato queste storie e oggi supporta alcune attività di questi Green Heroes.
Nella prima parte del libro, l’attore ripercorre gli anni di formazione del suo rapporto con l’ambiente naturale e rurale; un orizzonte presente in lui sin da bambino, grazie soprattutto all’influenza della madre: Juliette Mayniel, attrice francese ma anche figlia di contadini e amante della campagna. Il libro racconta una giovinezza passata tra orti e boschi, la confidenza con gli animali selvatici, insomma un’infanzia da “enfant sauvage”, come lo definiva sua madre. Ma Gassmann scrive anche di una progressiva presa di coscienza della fragilità della natura che gli venne, ad esempio, dalla terribile esperienza di veder bruciare i boschi vicino casa quand’era ragazzo.
La seconda parte del volume è dedicata ai “Green Heroes”. Poco prima dell’emergenza Covid, Alessandro Gassmann aveva iniziato a raccontare sui settimanali de La Stampa e La Repubblica i suoi incontri con quelli che ha definito eroi verdi. In una lunga serie di articoli l’attore ha portato alla luce decine di storie di uomini e donne, associazioni, comunità e amministrazioni comunali che hanno fatto scelte di vita e di lavoro nell’ottica della sostenibilità. C’è chi realizza batterie sostenibili con materiali facilmente riciclabili in Trentino; chi, in Sardegna, ha inventato un diserbante che non lascia residui tossici sui campi e quindi non uccide insetti utili come le api; o ancora c’è chi ha creato un’intera comunità energetica con pannelli fotovoltaici diffusi in tutto un comune: è successo a Melpignano, in Puglia, dove hanno anche un sistema collettivo di raccolta e compostaggio dei rifiuti organici. Ai progetti concreti dei Green Heroes, l’artista ha devoluto i diritti d’autore del libro. Tra i primi risultati il frutteto solidale impiantato pochi giorni (vedi foto) con la cooperativa ARCA, vicino Roma.
Di seguito la versione integrale dell’intervista ad Alessandro Gassmann, trasmessa durante “Ecosistema” la rubrica settimanale di Earth Day Italia all’interno del programma “Il Mondo alla Radio” di Radio Vaticana Italia.
Gassmann, chi sono questi Green Heroes? Che cosa li motiva? Sono utopisti?
I Green Heroes sono persone, gruppi di persone, aziende, che hanno deciso di intraprendere in un’economia ecosostenibile, pensando al futuro delle nuove generazioni. Non sono affatto utopisti, ma persone illuminate e soprattutto di grandissimo successo. Perché ormai è evidente e comprovato che chi fa impresa in un’economia ecosostenibile, quindi non producendo CO2 e anzi migliorando le condizioni del nostro pianeta, ha maggiori possibilità di successo. Loro l’hanno capito prima degli altri e mi auguro che possano essere di esempio per molte più persone.
C’è a storia tra quelle che ha raccontato in questo libro che l’ha colpita particolarmente, per l’originalità o per il coraggio di questi “eroi”?
Ne abbiamo presentati più di 100. Ormai sono alcuni anni, prima su “Specchio” de La Stampa e ora sul Venerdì di Repubblica, che presentiamo settimanalmente un nuovo Green Hero; quindi non me la sentirei di citarne uno in particolare. Certo ci sono invenzioni e soluzioni incredibili che mi hanno veramente stupefatto, e che hanno prodotto ricchezza e posti di lavoro. Penso ad esempio a chi trasforma la parte bianca delle arance in tessuti straordinari, eliminando gran parte di quegli avanzi che erano anche difficili da smaltire. C’è chi produce una vernice che messa in casa assorbe l’inquinamento. Sono talmente tanti che francamente sarebbe ingiusto per gli altri citarne soltanto uno.
Il libro è anche una sua biografia dove racconta di un rapporto stretto con la natura di lunga data. Che cosa le dà la Natura? Quali sono i momenti che la incantano e la commuovono? E che cosa invece la preoccupa maggiormente?
Soprattutto mi emoziona dove la Natura è stata messa in difficoltà dall’attività umana, e dove cerca, e a volte riesce addirittura a ripartire. I famosi “fiori nel deserto”: dimostrazioni di voglia di vivere e di andare avanti. La Natura siamo noi: non va vista come qualcosa “altro” da noi. Facciamo parte integrante della Natura e sicuramente fino a questo momento siamo la specie vivente sul pianeta più dannosa per le altre. Essendo anche i più intelligenti di tutti – almeno così ci diciamo – dovremmo fare in modo di dimostrarlo, finalmente.
Nel suo ambiente ha notato un cambiamento nell’ottica della sostenibilità? Nel cinema, nel teatro, nelle attrezzature, nelle lavorazioni, nei momenti di pausa o ad esempio di catering? Soprattutto lo ha notato nelle tematiche e nelle sceneggiature?
Il cinema, lo spettacolo, il teatro, la televisione, in generale hanno cominciato, seppur ancora non in maniera secondo me sufficiente, a trattare questi argomenti; e anche a comportarsi in maniera migliore. I set cinematografici sono luoghi di inquinamento: usiamo tantissima plastica. Ma ho notato ultimamente, a partire dal mio set plastic-free, che ormai ci sono dei catering che non utilizzano più la plastica e utilizzano prodotti riciclabili o riciclati. Questo è un grandissimo passo in avanti, ma c’è ancora tanto da fare. Soprattutto ci sono e si devono raccontare storie che parlano della drammatica condizione del nostro pianeta.
Di solito si chiede ad un attore quale ruolo avrebbe voluto o vorrebbe interpretare. Quale “eroe verde” vorrebbe interpretare a teatro o al cinema?
Sono troppo anziano per interpretare Greta Thunberg e non posso mettermi le treccine: lo farei molto volentieri perché la ammiro e penso che sia un simbolo importante per le nuove generazioni. David Attenborough è uno che ha fatto tanto per il nostro pianeta. Sono ancora un po’ giovane per interpretarlo, però è un uomo che ammiro moltissimo, ed è anche un’ispirazione per tutti quelli che vogliono raccontare storie che parlano di Natura e di sostenibilità
Di seguito la versione integrale dell’intervista ad Annalisa Corrado, co-ideatrice del progetto Green Heroes del Kyoto Club.
Come nasce questa raccolta di eroismi?
Da una lunga chiacchierata con Alessandro Gassman la prima volta che ci siamo incontrati, in seguito a un simpaticissimo incontro virtuale su Twitter dal quale è scaturita una conversazione. Mi ha chiesto di organizzare un incontro tra esperti e autorevoli figure di riferimento dei vari settori della transizione ecologica. Aveva in mente di mettersi a disposizione della causa contro la crisi climatica; ma aveva la forte esigenza di non farlo senza un supporto scientifico. Una posizione assolutamente condivisibile perché è consapevole che si tratta di situazioni complesse e non voleva prestare la sua fama, il suo viso e la sua popolarità a cose a rischio greenwashing.
In questi giorni abbiamo letto che alcuni proventi del libro stanno già andando a delle imprese benemerite: ad esempio la piantumazione di un bosco.
In realtà sono “frutteti solidali”. Non sono alberi “forestali” per creare dei boschi ma alberi da frutto che vengono regalati a delle realtà molto attive sul territorio per la solidarietà e l’inclusione sociale. Nello specifico abbiamo realizzato il primo frutteto a Roma, presso La Nuova Arca. Una cooperativa sociale molto bella che si occupa di accoglienza di donne in fuga da situazioni di violenza e di rifugiati: li reinseriscono nel mondo lavorativo con attività agricole e di trasformazione. Il secondo progetto è stato realizzato all’interno del carcere di Taranto, grazie all’associazione “Noi con voi”, e darà formazione professionale ai detenuti. A Taranto sono addirittura 200 alberi di specie diverse. Siamo molto contenti; Alessandro ha tenuto tantissimo a finanziare questo progetto con i proventi del libro e Kyoto Club lo ha fatto attraverso AzzeroCO2, una società che si occupa da molti anni di questi temi.
Può fare degli esempi di imprenditori, utopisti, precursori, “pionieri” della sostenibilità, come vengono definiti nel libro? Qualche esempio concreto di persone che possa magari ispirare altre persone.
Ce ne sono moltissimi. Abbiamo voluto proprio spaziare in tutti i settori per dimostrare che queste scelte sono veramente alternative a tutte le economie, non soltanto a una nicchia. Ci sono gli imprenditori che hanno inventato il primo supermercato per lo sfuso; è stato fatto in Italia, tra l’altro: l’amministratrice delegata è una donna, Cinzia Vaccaneo. Poi c’è la prima cooperativa che in Italia si è occupata di energia diffusa e di realizzazione delle comunità energetiche. Ci sono tanti esempi di agricoltura biologica ed economia circolare; anche attraverso l’utilizzo di biogas che recupera tutti gli scarti di lavorazione. Soluzioni che in questo periodo insieme al fotovoltaico rendono queste aziende indipendenti dal punto di vista energetico; cosa fondamentale in un momento come questo, con le bollette impazzite a causa purtroppo degli eventi nefasti che ben conosciamo.
Parafrasando Brecht si potrebbe dire: sventurata la terra che ha bisogno di eroi. Lui scrisse terra in minuscolo, intendendo il paese, il territorio; ma qui si parla proprio del pianeta Terra. Abbiamo bisogno di eroi? O queste persone possiamo essere noi?
Magari, sarebbe bellissimo. In realtà nessuno è troppo piccolo per fare la differenza, come dice Greta Thunberg. Tutti quanti possiamo essere protagonisti di un cambiamento. In realtà queste sono semplicemente persone che hanno messo a disposizione fantasia, competenza e professionalità per un’idea, una visione. Non sono certo supereroi, super donne o super uomini: sono persone comuni che hanno voluto fare una scommessa importante. Certamente ognuno di noi può fare la sua parte nel proprio quotidiano, a partire quello che mettiamo nel carrello della spesa o addosso, o da cosa decidiamo di mangiare, o dal decidere di fare un tragitto a piedi o in bicicletta invece che prendere l’auto.
Il Kyoto Club si occupa anche di politiche a livello nazionale ed internazionale. Quali politiche concrete per la sostenibilità da fare in macroeconomia o in geopolitica, soprattutto in questo momento?
Bisognerebbe assolutamente spingere l’acceleratore sulla transizione energetica. Anche per i drammi che ho citato prima è sempre più evidente quanto la nostra dipendenza dalle fonti fossili sia non solo foriera di cose terribili, dal punto di vista della crisi climatica e dell’inquinamento locale, ma anche dal punto di vista delle frizioni geopolitiche, e dal fatto che non siamo indipendenti e autonomi. Per fare un esempio, per quante sanzioni possiamo fare alla Russia di Putin, come paesi europei in un solo giorno, il 2 marzo, abbiamo dato un miliardo di euro alla Russia tra gas, carbone e petrolio. Quindi finché saremo così dipendenti da questi combustibili – che non abbiamo tra l’altro se non in quantità irrisorie – è chiaro che non avremo una vera e propria indipendenza. Sicuramente dobbiamo spingere sulle fonti rinnovabili; sull’efficienza energetica, ossia consumare meno energia; e sull’economia circolare. Cioè ripensare tutti i processi produttivi e industriali in una chiave che superi l’economia fossile e predatoria che ha fatto da padrona in questi ultimi decenni; mettendo invece in atto una serie di innovazioni e nuove formule per poter recuperare tutti i materiali di scarto, per eliminare alla base i rifiuti e per produrre materie e materiali in maniera sostenibile.