Il rapporto “Forced from home” di Oxfam rivela che ogni anno 20 milioni di persone si allontanano dal proprio territorio a causa degli effetti del cambiamento climatico. I paesi più colpiti sono quelli che hanno meno colpe.
Un luogo comune abbastanza radicato fa credere che la povertà sia la prima causa della migrazione interna ai paesi da regioni povere a regioni più ricche, o dalle campagne alle città. Un rapporto di OXFAM rivela invece che i motivi principali che allontanano le persone dalle loro case sono i disastri naturali provocati dal cambiamento climatico che colpiscono le popolazioni locali.
Negli ultimi 10 anni il fenomeno è aumentato di 5 volte, a riprova che i fenomeni naturali estremi sono in aumento. Ogni anno i migranti “climatici” sono 20 milioni: una persona ogni due secondi che lascia la propria casa. Il rapporto “Forced from home” (Forzati via da casa), presentato da Oxfam alla COP25 di Madrid, fa anche una classifica degli eventi più devastanti per le comunità locali: al primo posto cicloni, inondazioni e incendi, che per il tessuto sociale dei luoghi che colpiscono risultano molto più devastanti di terremoti ed eruzioni; e addirittura causano migrazioni in misura tre volte maggiore delle guerre e dei conflitti sociali.
Oxfam sottolinea anche che i paesi più colpiti dai cambiamenti climatici sono i meno colpevoli della situazione: quelli cioè che immettono meno inquinanti nell’ambiente. Infatti, sette dei dieci paesi con più migrazioni causati da eventi naturali sono isole, come Cuba, Tuvalu e Dominica; o paesi relativamente poveri come Bolivia e Nigeria.