Educazione

Aumentano in Italia i prodotti agricoli irregolari: il report di Legambiente contro l’uso dei pesticidi

“Stop pesticidi” è stato presentato oggi, e riporta i dati dei prodotti agricoli – animali e vegetali – contaminati da residui chimici: preoccupante sinergia di più residui chimici su frutta e verdura che arrivano sulla nostra tavola

Stop Pesticidi è il report di Legambiente che racconta il grado in cui la produzione sia vegetale che animale è contaminata da pesticidi irregolari o da residui singoli o combinati, che nuocciono all’ambiente e alla salute. In particolar modo, colpisce notare che l’Italia ha visto un aumento di prodotti alimentari irregolari, passando dall’1% del 2007 all’1,3% del 2017, anno preso in considerazione dall’ultimo documento di Legambiente, con registrazione di dati elaborati dai laboratori pubblici italiani.

Il documento è stato presentato in occasione del convegno Agricoltura libera da pesticidi, organizzato sempre da Legambiente in data odierna in collaborazione con Alce Nero.

Il nostro Paese ha adottato un Piano d’Azione Nazionale per ridurre i rischi per la salute e l’ambiente che provengono dai pesticidi, ma nei campioni analizzati continuano ad essere presenti sostanze chimiche pericolose come boscalid, chlorpyrifos, fludioxonil, metalaxil, imidacloprid, captan e cyprodinil. Tuttavia ci sono varie sfumature di contaminazione: si passa infatti dai prodotti completamente regolari e liberi da residui e pesticidi (61%) a quelli totalmente fuorilegge (1,3%) ai campioni regolari ma che presentano uno o più residui di pesticidi (34%).

Il multiresiduo, in modo particolare, diventa un problema nella misura in cui la legislazione europea considera conforme ogni singolo livello di residuo che non supera il limite massimo consentito. Tuttavia, le interazioni di più principi attivi di natura diversa possono provocare effetti sinergici a scapito dell’organismo umano.

La frutta

È la categoria dove si concentra maggiore presenza di campioni regolari multiresiduo:

  • Il 36% dei campioni analizzati è privo di residui
  •  L’1,7% è irregolare
  • Oltre il 60% presenta uno o più residui chimici
  • 64% delle pere
  • 61% dell’uva da tavola
  • Alcuni campioni di uva da tavola presentano fino a 6 residui contemporaneamente
  • 57% delle pesche
  • 54% delle fragole
  • Alcuni campioni di fragole di provenienza italiana hanno fino a 9 residui contemporaneamente
  • Il 3% delle fragole sono irregolari
  • I campioni di papaya sono risultati tutti irregolari (a causa del superamento del limite massimo di carbendazim, un potente fungicida).

La verdura

Il quadro qui presenta più contrasti: se il 64% dei campioni è totalmente privo di residui, vi sono specifici prodotti con elevate percentuali di irregolarità:

  •  8% dei peperoni
  • 5% degli ortaggi da fusto
  • Oltre il 2% dei legumi

La media degli ortaggi irregolari, nel totale, è inferiore a queste cifre e si aggira intorno all’1,8%. Gran parte delle irregolarità avveniva a causa del superamento di alcuni livelli di fungicidi, soprattutto il boscalid.

Per quanto riguarda invece gli ortaggi regolari ma con presenza di residui, alcuni campioni di pomodori siciliani e laziali presentano fino a 6 residui contemporaneamente, e un campione di lattuga proveniente dal Lazio ben 8.

Prodotti di origine animale

In questo settore, 11 campioni di uova italiane risultano contaminate dall’insetticida fipronil.

Confronto tra campioni esteri e italiani

In questo si può dire che l’Italia ha una performance migliore rispetto ai Paesi esteri, considerando che questi ultimi presentano più residui: si parla infatti di un’irregolarità del 3,9% dei campioni esteri rispetto allo 0,5% di quelli italiani, mentre per ciò che riguarda i residui, i prodotti di provenienza estera ne presentano per il 33% rispetto al 28% nazionale.

Anche per ciò che riguarda i Paesi esteri, sono frutta e verdura a presentare il quadro peggiore:

  • Il 61% dei campioni di frutta presenta almeno un residuo
  • Il 51% dei pomodori presenta almeno un residuo, il 7% è irregolare
  • Il 70% dei peperoni presenta almeno un residuo, il 4% è irregolare
  • Molti i campioni di verdura regolare ma con più residui
  • Un campione di peperoni cinesi presenta ben 25 residui di pesticidi insieme (il record dell’anno analizzato)
  • Un campione di pepe vietnamita ne presenta 12
  • Una pomacea colombiana ne ha 15 diversi

Agricoltura biologica

Tutti i 134 campioni analizzati sul fronte dell’agricoltura bio risultano regolari e assolutamente privi di residui chimici. Solo un campione di pere, di ignota origine, risulta irregolare a causa della presenza di fluopicolide, ma potrebbe anche trattarsi di una contaminazione accidentale.

Legambiente, inoltre, sottolinea il problema del caporalato come collegato all’utilizzo dei pesticidi: infatti il fenomeno è molto diffuso sul territorio italiano, così come i braccianti non regolarizzati possono entrare più facilmente in contatto con i pesticidi senza i più elementari dispositivi di protezione, mettendo così a repentaglio la propria salute.

Commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente: “Solo una modesta quantità del pesticida irrorato in campo raggiunge in genere l’organismo bersaglio. Tutto il resto si disperde nell’aria, nell’acqua e nel suolo, con conseguenze che dipendono anche dal modo e dai tempi con cui le molecole si degradano dopo l’applicazione. Le conseguenze si esplicano nel rischio di inquinamento delle falde acquifere e nel possibile impoverimento di biodiversità vegetale e animale. Effetti ai quali ancora oggi non si dà il giusto peso, nonostante numerosi studi scientifici abbiano dimostrato le conseguenze che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce sulla biodiversità e sul suolo. Per questo auspichiamo che il futuro Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei pesticidi preveda obiettivi ambiziosi e tempi rapidi per la loro riduzione; il rafforzamento del sistema dei controlli sugli alimenti e l’adozione di misure a tutela della salute delle persone”.

(Giorgia Martino)

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