L’Automotoclub Storico Italiano promuove l’utilizzo di biocarburanti di nuova generazione che bilancerebbero le emissioni di CO2 di tutte le auto a motore endotermico.
L’ASI – AutoMotoClub Storico Italiano ha tenuto alla Camera dei Deputati un convegno per promuovere l’utilizzo dei biocarburanti innovativi, che avrebbero la possibilità di neutralizzare le emissioni di CO2 dei veicoli con motori endotermici. L’ASI è un ente privato non a scopo di lucro creato negli anni ’60 per salvaguardare il “patrimonio veicolare” nazionale. Conta 345 club locali e oltre 300 mila tesserati.
Secondo i dati dell’Europarlamento il settore dei trasporti è responsabile di un quarto delle emissioni di Anidride Carbonica europee. In gran parte (oltre 70%) queste emissioni vengono dai veicoli stradali.
Tra gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione Europea c’è di ridurre le emissioni del settore trasporti del 60% entro il 2030, e del 90% entro il 2050, quando, secondo le intenzioni, l’UE raggiungerà la neutralità climatica: cioè il pareggio tra i gas serra emessi da noi e quelli assorbiti dagli ecosistemi naturali. In realtà la tendenza è all’aumento: rispetto al 1990 (anno di riferimento per queste statistiche), le emissioni dei trasporti sono aumentate di un quarto.
Le automobili sono indicate come principali colpevoli: infatti dai tubi di scappamento escono il 60% delle emissioni europee di CO2. Perciò, come è noto, le leggi europee impongono che nel 2035 tutte le autovetture e i veicoli commerciali di nuova produzione dovranno essere a zero emissioni. Ma che fine faranno le auto prodotte prima del 2035, e in generale quelle più inquinanti? In Italia circolano attualmente 40 milioni di auto, con un’età media di oltre 12 anni. Un’automobile ogni quattro ha oltre vent’anni; e le “Euro Zero”, le più inquinanti, sono oltre 3 milioni e mezzo.
Com’è noto, la soluzione principale di cui si dibatte spesso è sostituire le auto con motore a scoppio con quelle elettriche, che azzerano le emissioni durante l’utilizzo. Ma chi vuole conservare in circolazione le auto classiche promuove come soluzione alternativa (non sostitutiva) l’utilizzo di carburanti più “puliti”. Nell’occasione del convegno ASI ha presentato un rapporto che si propone di “fornire una base scientifica e tecnica alle iniziative per la transizione ecologica dei veicoli storici”.
Della questione abbiamo parlato con l’ospite di Ecosistema di questa settimana: Francesco Di Lauro, presidente della commissione ASI Green. Ascolta di seguito il podcast della rubrica radiofonica di Earth Day Italia, trasmessa da Radio Vaticana, condotta da Alessandro Guarasci, con Tiziana Tuccillo e Giuliano Giulianini.
A parte il recupero delle auto storiche, è chiaro che questi biocarburanti rappresenterebbero una svolta epocale per tutti i veicoli con motore a scoppio: neutralizzare la CO2 che esce dagli scappamenti risolverebbe gran parte del problema. Inoltre la nuova generazione di biocarburanti derivati da scarti agricoli e di lavorazione del cibo, renderebbe la produzione di questi combustibili molto meno impattante sui territori, evitando la fase di coltivazione della materia prima (mais, colza, ecc.). Di contro i biocarburanti non evitano che dalle auto escano sostanze tossiche: metalli, particolato, gas di combustione; seppure in misura minore rispetto alle benzine attualmente in uso e paragonabile ai motori più moderni. Altro vantaggio sarebbe il “riuso” di auto usate di ogni epoca che idealmente diminuirebbe la produzione di vetture nuove, azzerando anche quella quota di CO2. Parallelamente si darebbe nuovo impulso a quell’universo di mercatini, fiere, raduni dove si trovano i ricambi, che permette il riutilizzo dei parti delle auto ancora utili, che attualmente devono essere smontate, differenziate e smaltite.
Mantenere il parco auto esistente ha comunque delle controindicazioni ambientali: il numero e l’utilizzo delle auto sulle strade resta alto, togliendo spazio al carsharing, al trasporto pubblico e a un modello di città più a misura di essere umano; la qualità dell’aria migliorerebbe ma non tanto quanto con l’elettrificazione totale dei veicoli, poiché il net zero si ottiene altrove: dove si produce il carburante. Inquinamento acustico e cementificazione urbana (strade, parcheggi, svincoli) resterebbero immutati.