Il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio, e altre dodici associazioni ambientaliste, chiedono al Governo una legge che regoli la gestione del verde urbano esaltando la funzione ecologica e termo regolatrice degli alberi e sanzionando duramente i tagli selvaggi.
“Alberi caduti a Roma: in due anni + 730%”; “La Corte dei Conti indaga sugli alberi caduti”; “È strage di alberi in città”. Sono alcuni recenti titoli di giornale dedicati a uno dei problemi dell’ambiente urbano: la gestione del patrimonio arboreo. Un patrimonio naturale, ma anche culturale; tanto che tredici associazioni (*) hanno inviato un appello sia al Ministro dell’Ambiente sia al Ministro dei Beni Culturali, per chiedere una legge a tutela degli alberi. Ecosistema, il programma di Earth Day Italia trasmesso da Radio Vaticana Italia, ha affrontato l’argomento con Alberto Colazilli, presidente del Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio.
Presidente, secondo le statistiche la copertura forestale in Italia è in aumento, in questo periodo storico. Addirittura, più o meno un terzo del territorio è coperto dalla vegetazione. Quindi dovrebbe essere un momento positivo per il rapporto tra gli italiani e gli alberi. È così?
Sicuramente l’aumento delle foreste e della copertura vegetale sul paesaggio italiano è una notizia importante e positiva, perché le foreste sono dei baluardi contro l’inquinamento, i cambiamenti climatici, e migliorano il territorio. Il problema è come vengono gestite queste foreste e come viene gestito il verde nelle città.
Il problema è prevalentemente nelle città italiane, che sono molto inquinate e il cui verde in molte situazioni non è gestito nei giusti modi; e purtroppo ci troviamo ad avere a che fare con delle situazioni climatiche e delle ondate di calore che nelle città si risentono molto di più.
Perciò, se da una parte abbiamo l’abbandono delle campagne, con un aumento importante di foreste e boschi nel paesaggio italiano; dall’altra abbiamo abbattimenti, tagli, interventi drastici e non professionali sul patrimonio arboreo cittadino, urbano e peri-urbano. Questa è la situazione purtroppo.
In una sua precedente intervista mi ha colpito un parallelismo che ha fatto fra alberi e monumenti. Lei intendeva che gli italiani, come altri popoli, dovrebbero essere tanto fieri di alcuni loro alberi monumentali come lo sono dei monumenti, e conoscerli come conoscono i propri monumenti nazionali. Ma è difficile che un italiano conosca il nome o la posizione di un albero monumentale, e non sappia invece dov’è la torre di Pisa o il Colosseo. Ci può fare degli esempi di questi alberi che dovremmo conoscere? Quali sono e dove sono?
C’è un ulivo gigantesco in Sardegna (a Luras in Gallura, nda.), che secondo alcuni studiosi potrebbe avere oltre duemila anni: un ulivo veramente straordinario, ed un albero di interesse nazionale. Ci sono anche altri alberi importanti, molto meno famosi, che comunque meritano di essere conosciuti: il Castagno dei Cento Cavalli per esempio (nel Parco dell’Etna, nda.).
Ci sono delle emergenze importantissime dal punto di vista degli alberi monumentali. La Legge 10 del 2013, la famosa “legge sugli alberi monumentali”, ne prevede il censimento che permette la tutela: dopo tanti anni e dopo tante battaglie, finalmente questi grandi alberi vengono conosciuti, censiti e soprattutto inseriti in elenchi nazionali. Questa è la cosa importante: vengono finalmente trasformati in monumenti nazionali. Prima c’erano le leggi regionali, che li facevano monumenti regionali, poi finalmente si è arrivati al monumento arboreo di interesse nazionale.
L’ubicazione di tutti questi alberi? Mi ci vorrebbe una cartina per poterle dire dove si trovano tutti quanti…
Ci può citare quelli a cui è più affezionato?
Io sono abruzzese: le posso citare per esempio la Quercia delle Streghe, che si trova in provincia di Pescara e secondo alcuni può avere oltre 800 anni. C’è il Faggio del Pontone (nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e e Molise, nda.) che secondo gli studiosi può avere oltre mille anni ed è il più grande faggio dell’appennino; il Cipresso di San Francesco, che si trova in Emilia Romagna (nel convento di Verucchio, vicino Rimini, nda.); i giganteschi platani monumentali di Villa Borghese, che furono piantati all’epoca di Scipione Borghese (all’inizio del Seicento, nda.) e creavano un bosco sacro nella villa storica. Nel Lazio consiglio di visitare dei gioielli paesaggistici e monumentali interessanti, tra cui la Quercia del Cancellone di Villa Falconieri a Frascati, famosa perché un suo grosso ramo passava attraverso il cancello della villa: è stato uno degli alberi più visitati e amati dal Grand Tour del ‘700-800.
Come però non parlare della fragilità di questi grandi alberi? Nell’ultima tempesta di vento che c’è stata su Roma, è crollato il bellissimo pino del Gianicolo: un Pinus pinea gigantesco, famosissimo, che è stato abbattuto dal vento. Un albero molto curato, curatissimo, seguito da esperti. I cambiamenti climatici, con situazioni estreme di maltempo, ci fanno riflettere su quanto sia importante preservare, tutelare e conservare nel migliore dei modi questi grandi alberi. Purtroppo il clima è cambiato e chi ne subisce gli estremi sono proprio gli alberi monumentali. Perciò è importantissimo coinvolgere gli esperti, in ogni occasione.
Questi alberi sono innumerevoli questi alberi e per fortuna, per la maggior parte sono protetti. Purtroppo, in certi casi, il problema della gestione di questi alberi è la mancanza di professionalità per poterli curare al meglio. Spesso e volentieri dimentichiamo che sono degli esseri viventi che devono essere curati da specialisti del settore, gestiti da eminenze professionali, da grandi studiosi, e non possiamo lasciarli in mano a persone non competenti.
Questo è l’oggetto della proposta di legge che il CONALPA, Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio che lei presiede, ma anche altri dodici associazioni, state avanzando ai ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Facciamo chiarezza: voi proponete di emanare una “norma” sulle tecniche opportune per manutenere gli alberi. Una norma ministeriale o una legge? In effetti una legge, l’ha citata, c’è già: quella del 2013.
La legge del 2013, se va a tutelare in maniera molto interessante e molto professionale l’aspetto degli alberi monumentali, purtroppo è disattesa dal punto di vista della gestione del verde pubblico urbano. Esistono delle linee guida del Ministero dell’Ambiente, create dal Comitato per il Verde Pubblico, che però sono appunto delle linee guida: attualmente non esiste una sanzione e una legge che venga applicata duramente per chi capitozza agli alberi: per chi distrugge le “infrastrutture verdi”. Il verde urbano, in sé, è un’infrastruttura multifunzionale che produce servizi ecosistemici. Dunque [occorre sanzionare] chi distrugge queste infrastrutture potando male, capitozzando, abbattendo in maniera indiscriminata, o non ripiantando gli alberi. Spesso si abbatte e non si ripianta; succede così che la città pian piano “si ammala”: si creano delle isole di calore e subisce il forte inquinamento. Gli alberi hanno la capacità di mitigare le forti temperature estive; di mitigare l’inquinamento; di rendere migliore la qualità della vita dei cittadini; e soprattutto di sviluppare servizi eco sistemici che possono essere, per esempio, l’ombra o la mitigazione delle piogge torrenziali.
Quindi la nostra proposta è una nuova legge che sia più incisiva della 10/2013 (che comunque è un’ottima legge) per andare a colpire queste situazioni che purtroppo portano alla distruzione del verde. Noi e tutte le altre associazioni firmatarie del documento, riceviamo ogni giorno, da tutta Italia, segnalazioni di cittadini indignati che mandano fotografie di capitozzature, di alberi mutilati, di alberi marcescenti, distrutti da incompetenti e da ditte che non sono abilitate a potare.
La capitozzatura è sempre sbagliata?
La capitozzatura è sempre sbagliata, perché capitozzare una pianta significa comunque ucciderla. Gli alberi devono avere la chioma. Molti dicono che capitozzando la pianta ringiovanisce e cresce meglio. Non è assolutamente così. Sono delle teorie ormai superate, scientificamente non corrette, perché l’albero ha bisogno della chioma per poter fare la fotosintesi clorofilliana. Se andiamo a distruggere la chioma: la parte aerea con le ramificazioni e le branche, la pianta non ha più possibilità di svilupparsi. Stanno avvenendo delle potature anche nel mese di giugno. Potature? Capitozzature! Tagli dissennati sulle piante anche nel mese di giugno, con il caldo torrido. Queste piante sono sottoposte così a forte irraggiamento: bruciano; c’è un disseccamento; la malattia; i cancri delle piante. Sono problematiche gravissime che poi portano la pianta a crollare sulle auto, sulle persone, sulle infrastrutture, sulle case… e poi ci lamentiamo contro il maltempo.
Perché avviene questo? I lavori vengono affidati a ditte incompetenti, oppure gli viene dato ordine di fare questo? E perché?
Spesso viene dato ordine di intervenire drasticamente sulle piante perché, si dice, la pianta è troppo grande e quindi deve essere repressa. È sempre lo stesso discorso: le piante troppo grandi vanno represse perché vanno sui balconi e danno fastidio alle case. Gli interventi devono essere fatti in maniera professionale: occorre utilizzare arboricoltori certificati, paesaggisti, botanici, agronomi forestali. Questi sono coloro che devono gestire il verde urbano. Spesso e volentieri le amministrazioni, andando al ribasso con le ditte, fanno lavorare persone che purtroppo non hanno capacità di gestire al meglio gli alberi. Quindi si interviene prevalentemente di motosega: si taglia tutto senza riuscire a gestire una pianta che, ripeto, è un essere vivente, come un cane, un gatto o un essere umano. Dobbiamo tutelare questi esseri viventi perché sono quelli che producono ossigeno, che hanno la capacità di eliminare la famigerata CO2 che crea problemi ovunque.
Il discorso è prevalentemente tecnico. La nostra proposta di legge vuole essere un momento di crescita. Basta con questi tagli, con queste capitozzature selvagge che continuano nonostante ci siano tantissimi professori universitari, esperti, ordini professionali, che combattono contro questi tagli. Però purtroppo la situazione resta quella che è.
La richiesta, l’appello delle tredici associazioni data alla fine di giugno. Avete richiesto un incontro con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dei Beni Culturali. Avete avuto risposte?
Attualmente non abbiamo risposte da parte dei ministeri. Abbiamo mandato una lettera sia al Ministro dei Beni Culturali sia al Ministro dell’Ambiente. Speriamo che nei prossimi prossimi mesi ci sia un’apertura da parte del Governo, perché l’argomento è molto importante.
(*) Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio – Federazione Nazionale Pro Natura, Lipu-BirdLife Italia, Respiro Verde Legalberi, Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, Gruppo di Intervento Giuridico Onlus, Stop al Consumo di Territorio, ISDE Italia, Medici per l’Ambiente, GUFI – Gruppo Unitario Foreste Italiane, AIVP – Associazione italiana Professionisti del Verde, Erythros, Terra Nuova Edizioni, Comitato per la Bellezza.