I gorilla di montagna divisi nelle due popolazioni note dell’Africa centrale sono oggi 1063. Nel 2011 erano meno di 1000. La specie rimane comunque in “pericolo di estinzione”. Turismo agricoltura, diminuzione dell’habitat e ovviamente la caccia ad opera dei bracconieri sono i rischi maggiori per i gorilla.
Dall’Africa, in particolare dall’Uganda, arrivano buone notizie per gli amanti degli animali. Il Ministero del Turismo e dell’Ambiente del paese equatoriale ha reso noto che la locale popolazione di gorilla di montagna è cresciuta nell’ultimo decennio, passando dai 400 esemplari del 2011, ai 459 censiti nell’ultimo studio condotto nel 2018. Nel dare la notizia, il WWF fa notare che con questa sessantina di gorilla in più, il totale degli esemplari noti della specie sale a 1063.
La vicenda dei gorilla di montagna è nota al grande pubblico per l’impegno della zoologa Dian Fossey, narrato nel film “Gorilla nella nebbia” interpretato da Sigourney Weaver.
L’intera specie (Gorilla beringei beringei) è sopravvissuta sul pianeta soltanto in due popolazioni distinte, nelle foreste africane tra Congo, Rwanda e Uganda. Nonostante l’incremento è ancora classificata in “pericolo di estinzione”, visto che il numero dei gorilla adulti rimane sotto il limite dei 2500 esemplari. Ma occorre sottolineare che fino al 2018 la specie rientrava nella lista di quelle in “pericolo critico”, ovvero sotto i 1000 individui.
Nonostante la tendenza alla crescita, persistono però anche i fattori di rischio per le popolazioni dei gorilla: la diminuzione dell’habitat, la vicinanza ad attività umane potenzialmente invasive come il turismo e l’agricoltura e purtroppo anche il bracconaggio: il WWF ha infatti sottolineato che, durante il monitoraggio che ha portato alla positiva scoperta di un numero maggiore di gorilla, i naturalisti impegnati nelle ricerche hanno trovato e smantellato ben 88 trappole piazzate da chi caccia illegalmente questi animali.