Vescovi e sindaci delle città mediterranee hanno firmato la “Carta di Firenze”, che promuove la cooperazione tra leader civili e religiosi per vincere le sfide alla povertà, alla violenza, all’intolleranza e alla crisi ambientale.
Dal 23 al 27 febbraio a Firenze si sono riuniti vescovi e sindaci dell’area mediterranea per discutere di sviluppo sostenibile, dialogo interreligioso, progresso sociale e collaborazione tra popoli e comunità religiose. Hanno iniziato i circa sessanta vescovi, riuniti dalla Conferenza Episcopale Italiana presieduta dal cardinal Bassetti, con due giorni di riunioni nella Basilica di Santa Matia Novella sul tema “Mediterraneo frontiera di pace”. Poi è stata la volta dei sindaci provenienti da città di 20 paesi diversi, invitati dal primo cittadino di Firenze, Dario Nardella: si sono confrontati a Palazzo Vecchio dando vita al primo Mediterranean Mayors’ Forum.
Trait d’union dei due eventi la figura di Giorgio La Pira, figura specchiata della politica italiana e indimenticato sindaco di Firenze, che cinquant’anni fa precorreva l’importanza di questi temi promuovendo il dialogo interreligioso e interculturale tra le diverse sponde del Mediterraneo, rappresentate proprio dalle comunità cittadine. Su entrambi i tavoli la centralità dell’opera delle amministrazioni civile e religiose delle città è emersa come forza imprescindibile per l’auspicato progresso sociale.
Questo concetto è stato messo nero su bianco nella “Carta di Firenze”, documento congiunto firmato da sindaci e vescovi il 26 febbraio a chiusura dei lavori nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Il documento cita esplicitamente le sfide presenti e future che attendono i popoli mediterranei: migrazioni, conflitti, povertà e, non ultimo, il cambiamento climatico. In particolare quest’ultimo è stato messo in diretto collegamento con i flussi migratori che caratterizzano la nostra epoca, soprattutto dall’Africa, accelerati da “fenomeni come la desertificazione, la deforestazione, il degrado del suolo”. Allineandosi alla disciplina dell’Ecologia Integrale che permea l’enciclica papale Laudato Si’ del 2015, la protezione del pianeta e dell’ambiente mediterraneo sono stati infatti messi sullo stesso piano delle preoccupazioni per la pace e per la dignità umana. La Carta parla dunque tanto di “porre la persona umana al centro dell’agenda internazionale” quanto di “promozione di obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Nel pronunciamento finale i firmatari hanno definito le loro diverse storie, tradizioni, culture, lingue e religioni come un “patrimonio condiviso” e “fonti di dialogo e unità”. Un forte accento è stato messo sull’impegno educativo verso le nuove generazioni, sull’impegno a moltiplicare occasioni di incontro e confronto, sul ruolo degli scambi di studenti e programmi universitari, sull’importanza della “diplomazia urbana” nel mediare tra i conflitti e stimolare i governi nazionali sulla strada dello “sviluppo umano integrale”. Sviluppo che si traduce in una “vera trasformazione della società” che veda la cooperazione di politici, leader spirituali e culturali, scienziati e imprenditori; non soltanto nei paesi mediterranei ma anche in quelli d’origine dei migranti, dove occorre “favorire lo sviluppo economico e sociale attraverso programmi di cooperazione volti in particolare alla tutela dell’infanzia.”
La Carta di Firenze conclude con esortazioni per tutti gli attori, sottoscrittori e non, decisivi per questi obiettivi. Ai sindaci chiede di “discutere ed esplorare ciò che idealmente tiene insieme oggi una società civile”. Ai rappresentanti delle comunità religiose esorta a collaborare con le autorità civili per “comprendere le cause e le ragioni della violenza e, quindi, lavorare insieme per eliminarla”. Ai governi la Carta “invoca” di stabilire consultazioni regolari con i rappresentanti civili, religiosi e culturali delle città, per farli partecipi delle decisioni sul loro futuro, e di “adottare regole certe e condivise per proteggere l’ecosistema mediterraneo”. A tutti infine l’esortazione a “promuovere iniziative condivise per il rafforzamento della fraternità e della libertà religiosa nelle città, per la difesa della dignità umana dei migranti e per il progresso della pace in tutti i paesi del Mediterraneo”.