Piemonte, Toscana, Sardegna, Lazio, Sicilia, Basilicata, Puglia. Pubblicata la mappa con le 67 idonee a ospitare il futuro deposito unico che rinchiuderà i rifiuti radioattivi italiani per i prossimi 300 anni
Un passo in avanti verso la realizzazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi: è stato pubblicato l’elenco dei siti idonei individuati in base a criteri geografici, geologici, ambientali e sociali. Le aree sono 67 (clicca qui per la mappa completa), più o meno equamente suddivise in cinque macro zone a nord, centro e sud, e sulle due isole maggiori. Le otto aree settentrionali sono concentrate in Piemonte: due nella provincia di Torino, sei intorno ad Alessandria. Al centro le aree si concentrano tra Toscana e alto Lazio: due nelle province di Grosseto e Siena, sei tra Viterbo e Civita Castellana e ben sedici tra il lago di Bolsena e Montalto di Castro, il comune che ospita l’ex centrale nucleare chiusa dopo il referendum del 1987. Tredici delle diciassette aree idonee individuate a sud si concentrano in zone di confine tra Basilicata e Puglia, con una concentrazione intorno a Matera; altre quattro sono più vicine al litorale ionico della Basilicata. In Sardegna sono presenti quattordici siti, localizzati nella parte centro meridionale dell’isola, tra Oristano e Cagliari. In Sicilia sono indicati quattro aree: due nel Trapanese, e due nel centro dell’isola, nelle province di Palermo e Caltanissetta.
Una di queste aree dovrà ospitare dunque il Deposito Nucleare Nazionale che accoglierà i n via definitiva i rifiuti radioattivi di “bassa e media attività” prodotti nel nostro paese. Si tratta di quegli scarti delle sostanze radioattive utilizzate per usi civili che al momento sono conservati in circa venti siti provvisori. In assenza di centrali nucleari, in Italia la produzione di questi rifiuti è principalmente conseguenza dell’attività di ricerca, della diagnostica e delle terapie di medicina nucleare.
Il progetto del deposito prevede di costruire 90 edifici di calcestruzzo armato, distribuiti e interrati in 110 ettari di superficie. All’interno ognuna di queste “celle” ospiterà dei moduli di calcestruzzo speciale, che a loro volta racchiuderanno i contenitori metallici che sigillano i rifiuti nucleari. Il tutto sarà ricoperto da una collina artificiale di materiali inerti e potrà contenere 78 mila metri cubi di rifiuti. Il progetto garantisce lo stoccaggio sicuro per circa 300 anni, dopo i quali si prevede il decadimento della radioattività dei rifiuti fino a livelli di sicurezza. Il deposito sarà completato da un “parco tecnologico” di 40 ettari con un centro studi e un laboratorio ambientale per la sperimentazione e la formazione.
Individuate le aree idonee inizia ora un periodo di circa sei mesi dedicato a consultazioni e proposte da parte del mondo civile: amministrazioni locali, rappresentanze di cittadini e sindacati, associazioni nazionali e territoriali, università ed enti di ricerca, potranno contribuire con osservazioni e richieste di modifica. Dopo questa consultazione generale il Ministero per lo Sviluppo Economico pubblicherà la lista definitiva dei siti idonei e i comuni interessati potranno far pervenire le loro candidature ad ospitare il deposito.