Pierluigi Sassi intervista per l’Osservatore Romano il generale Antonio Pietro Marzo, comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri.
Duecento anni fa il Regno di Sardegna istituiva un corpo di polizia per la difesa dei boschi, divenuto poi il
Corpo Forestale dello Stato, oggi confluito nell’Arma del Carabinieri. Un’eccellenza impegnata nella tutela
del patrimonio naturale italiano, che nei secoli ha maturato profonda consapevolezza di quanto l’ecologia
sia strettamente correlata alla cultura e alla giustizia delle nostre società […]
Un bosco che brucia, un animale ucciso, una pianta secolare tagliata, rappresentano una perdita enorme
rispetto alla quale assicurare il responsabile alla legge è doveroso ma non restituisce purtroppo il
patrimonio perduto […]
La sicurezza ambientale sta diventando sempre di più un fattore determinante per la sicurezza complessiva
delle comunità locali. Se guardiamo la mappa della povertà scopriremo che questa è perfettamente
sovrapponibile a quella del degrado ambientale. Senza un’autentica tutela dell’uomo e dei suoi diritti non è
possibile perseguire la tutela dell’ambiente […]
Per noi che indossiamo l’uniforme quello dell’enciclica Laudato si’ è un importante richiamo alla
responsabilità delle Istituzioni. Un richiamo che i Carabinieri Forestali fanno proprio con convinzione,
difendendo il patrimonio naturale dello Stato, certo, ma allo stesso tempo impegnandosi per quella
“ecologia culturale” che deve coinvolgere le comunità locali e vedere la partecipazione di ciascun individuo
al perseguimento del bene comune.
La prevenzione ha nell’educazione e nella cultura le sue armi più affilate. Dallo scorso anno con il Ministero
della Transizione Ecologica portiamo avanti un grande progetto nazionale per la messa a dimora di oltre
50.000 alberi con gli studenti delle scuole italiane […] Penso che l’idea di creare il “bosco diffuso della
legalità” insieme ai nostri ragazzi abbia una forza evocativa e culturale straordinaria […]
Leggi l’intervista completa sul sito dell’Osservatore Romano