Innovazione Interviste

E-Car? Si può fare!

Alessandro Macina sfata i falsi miti sulle auto elettriche e pubblica un libro inchiesta che mostra come e perché i veicoli a zero emissioni già rappresentano un’opzione sostenibile per automobilisti, comunità, istituzioni e case automobilistiche.

Perché le auto elettriche sono tanto costose? Risolveremo il problema della durata delle batterie? Quanta energia elettrica dovremo produrre se tutte le auto avessero un motore elettrico? La rete delle colonnine di ricarica sarebbe sufficiente?

Molte domande, dubbi e fake news animano il dibattito mediatico e social sul tema delle auto a zero emissioni, e sull’opportunità di forzare la fine dell’era del motore a scoppio (o meglio endotermico) per effettuare la transizione alle e-car (senza dimenticare furgoni, tir, motocicli e tutto ciò che si muove su gomma).

Alessandro Macina (nella foto), giornalista di “Presa Diretta” il programma di inchiesta di Rai3 condotto da Riccardo Iacona, ha approfondito il mondo delle auto elettriche: dal mercato alle infrastrutture, dai costi dell’energia alle materie prime necessarie per motori e batterie. Il risultato è un libro-inchiesta: “Chi ha paura dell’auto elettrica?” (Dedalo Edizioni) che fa un quadro generale e aggiornato di questo settore cruciale della transizione ecologica, che tocca un oggetto, l’auto privata, tanto importante per i cittadini, italiani ed europei. Il libro cerca di rispondere con dati e studi scientifici a otto luoghi comuni (il futuro obbligo all’acquisto, la dipendenza dalla Cina, il maggiore impatto ambientale, la scarsa autonomia, ecc.) che rimbalzano di bocca in bocca, dai commenti social agli approfondimenti televisivi; spesso trattando la questione con superficialità o per sentito dire. Macina ci ha rilasciato questa intervista esclusiva per mettere in luce alcuni aspetti della questione, cui la nostra redazione ha dedicato anche una puntata di “Ecosistema”, la rubrica radiofonica di Earth Day Italia su Radio Vaticana.

Chi ha paura dell’auto elettrica? Che genere di persona, di automobilista, di consumatore?

L’auto elettrica spaventa la grande maggioranza delle persone. È veramente un argomento divisivo, che polarizza. Lo possiamo vedere ogni giorno sui social, che sono una buona cartina di Tornasole. Si scontrano da una parte gli entusiasti – che sono in netta minoranza, però molto spesso sono quelli che la possiedono – e dall’altra i detrattori dell’auto elettrica, che nella loro parte più radicale si sono auto ribattezzati “no-watt” – richiamando la dizione “no-vax” – per far capire quanto sia aspro il tono della discussione intorno a questa tecnologia.

Il libro nasce in realtà per tirarsi fuori da tutto questo: per non alimentare ulteriormente questo scontro tra tifoserie che in Italia è già abbastanza ben rappresentato. Nasce con il desiderio di rispondere ai principali pregiudizi, ma anche alle domande più pratiche e comuni, portando fatti e dati oggettivi, e riportare il dibattito su toni più normali e sereni. Come dice Nicola Armaroli – il grande scienziato del CNR – nella prefazione che ha voluto regalare a questo libro, le vetture elettriche in realtà non sono né la salvezza né la rovina del mondo. Sono una cosa molto più semplice e normale: una transizione tecnologica che sta attraversando la mobilità. Perciò, forse, è sbagliato come abbiamo caricato questo tema, prendendolo come la salvezza o come la rovina del mondo.

Certamente: tutto va avanti, anche in questo campo, e invece che stia accadendo chissà cosa. Una delle maggiori obiezioni alle auto elettriche è che sono costose e la maggior parte delle persone non potranno permettersele. In effetti oggi una 500 elettrica di listino costa quasi il doppio della versione ibrida.

Il tema dei costi esiste. Ma attenzione alle generalizzazioni. Non è vero, in assoluto, che le auto elettriche siano più costose. Se analizziamo segmento per segmento scopriamo che in realtà per le fasce di prodotto medio-alte i prezzi sono già competitivi: cioè vuol dire che un’auto elettrica quanto un’equivalente auto a benzina o diesel, o anche meno. Scendendo alla fascia media permane ancora una differenza di prezzo a svantaggio delle elettriche, che però in alcuni casi di cui parlo nel libro si sta già assottigliando e, anzi, diversi modelli medi costano già quanto gli equivalenti tradizionali. Nella fascia delle auto piccole rimane ancora una differenza che balza all’occhio, essendo queste le auto che quasi tutti ci possiamo permettere e solitamente andiamo. In effetti sulle City Car c’è una differenza in media del 20-30% in più. Ciò dipende soprattutto dal costo delle batterie, l’elemento tecnologico più costoso dell’auto elettrica. Non è facile contenere una buona batteria, con una buona autonomia, in un’auto di soltanto 3-3,5 metri. Le piccole auto elettriche costano più dell’equivalente tradizionale perché la batteria, in proporzione, costa di più rispetto a quella di un’auto più grande.

Anche in questo caso però, la tecnologia corre veloce. Nel libro prendiamo in esame anche le curve di costo che riguardano questo componente così importante, la batteria: nel giro di 10 anni i costi si sono abbassati del 90%. Il più grande produttore di batterie, cinese, ha annunciato un’ulteriore riduzione del 40% proprio quest’anno. Quindi le batterie saranno sempre meno costose e, di conseguenza, lo saranno anche le auto elettriche. Anche produttori europei come Volkswagen annunciano auto elettriche a meno di 25.000 euro entro due anni: nelle loro intenzioni saranno le auto per le masse. Ma già ci siamo, perché Citroën ha appena tirato fuori un’auto che costa così. Perciò la differenza di prezzo una situazione sicuramente transitoria che andrà assottigliandosi man mano che le batterie costeranno di meno. In realtà non è difficile immaginare che molto presto ci troveremo nella situazione opposta: troppe auto elettriche a buon mercato; comprese quelle cinesi di cui si teme tanto l’invasione. Per questo è importante che la politica guidi la transizione verso una mobilità integrata e sostenibile, in cui anche le auto elettriche facciano la propria parte. Il tema non è sostituire ogni auto endotermica circolante con un’auto elettrica, ma arrivare una mobilità più sostenibile e alla portata di tutti.

Nel libro parli di “ansia da ricarica”. La durata delle batterie è un dubbio cruciale per molti che quindi non permetterebbe viaggi gite lunghe o senza prevedere ore e ore di ricarica su queste colonnine. Ecco cosa rispondiamo a chi pensa questo?

Ecco, andiamo sul concreto. Il libro parte dalle principali questioni di sistema, ma nella seconda metà affronta proprio le paure più pratiche e concrete, quasi fosse un tutorial, una guida, un ABC per principianti sull’utilizzo dell’auto elettrica. Questa è sicuramente la paura più comune: rimanere a piedi, senza batteria. Innanzitutto usciamo tranquillamente da questa paura.

Già oggi le auto elettriche in commercio hanno un’autonomia media intorno ai 350-400 chilometri. Le autonomie crescono di anno in anno grazie al progresso tecnologico. Si andrà verso chimiche e innovazioni che ci porteranno – com’è successo per il cellulare – a batterie più piccole e performanti. Ci sono le batterie allo stato solido che promettono grandissime autonomie vicine ai 1000 chilometri. Ci sono tante strategie per aumentare ulteriormente l’efficienza di queste auto che, ricordiamolo, è la grande differenza tecnologica rispetto alle auto endotermiche. Queste sono macchine 4-5 volte più efficienti dell’equivalente endotermico: vuol dire che per fare lo stesso tragitto consumano 4-5 volte meno energia. Energia che, nel caso più virtuoso, può essere auto prodotta da fonte rinnovabile. Questa è un’altra grandissima differenza rispetto al passato endotermico in cui nessuno si è mai potuto permettere di avere la propria pompa di benzina in garage, anche per evidenti problemi di sicurezza. Al contrario, possiamo molto più facilmente avere una colonnina di ricarica nel nostro garage.

Naturalmente è anche un’abitudine diversa, all’utilizzo di un oggetto diverso dal precedente: se con l’auto tradizionale siamo abituati a partire senza preoccuparci più di tanto, perché sappiamo che già dopo un chilometro, e praticamente ovunque, troveremo una stazione di servizio; con l’auto elettrica occorre un minimo di pianificazione per fare un viaggio che superi l’autonomia.

Pianificazione che non è assolutamente difficile per affrontare tragitti lunghi e viaggiare in tutta serenità anche in autostrada. Nel libro spiego come farla tramite app e tramite il software intelligente che controlla la macchina. Io l’ho fatto, da principiante, quando ho realizzato il reportage per “Presa Diretta”. Per mettermi in difficoltà ho scelto una 500e, una city car, quando so benissimo che per fare lunghi viaggi ci sarebbero auto più performanti e adatte a viaggiare in autostrada. Ho sperimentato se, anche con un’auto elettrica, potevo fare come con l’equivalente endotermica, con la quale non avrei paura a mettermi in autostrada. Ebbene, con un minimo di pianificazione si può fare tutto: sono riuscito a fare un intero reportage, a rispettare gli appuntamenti, a non trovarmi mai a piedi con la batteria scarica. Si può fare assolutamente.

Nel libro parli della Norvegia, dove ci sono tante colonnine di ricarica. Loro sono molto avanti rispetto a noi, anche nel trasporto pubblico: entro il 2028 tutti gli autobus saranno elettrici. Anche altre città europee sono avanti: Barcellona, Lisbona, Amsterdam, Copenhagen, Parigi. Secondo te, l’Italia quando si metterà al passo con i tempi?

Quando avremo delle politiche più mirate, che vadano più chiaramente in una direzione. Il tema non è sostituire ogni auto circolante con un’auto elettrica, ma creare un sistema della mobilità integrato tra trasporto pubblico e privato, che sia efficiente e a zero emissioni. Perché non è vero che i trasporti non incidono sulle emissioni [inquinanti] o sono solamente una piccolissima percentuale… Non è vero: le auto e i furgoni rappresentano il 12% delle emissioni dell’Unione Europea. Nell’ultimo paragrafo del libro – certo un po’ utopico e quasi provocatorio – scrivo che il tema è arrivare alle città senza auto; come in parte sta succedendo in Norvegia, a Oslo, dove il sistema dei trasporti e della mobilità è concepito in maniera talmente efficiente che l’utilizzo dell’auto diventa residuale e, laddove sia proprio necessario, viene fatto magari con l’auto elettrica. In quel paese, già da 5-6 anni ci sono state politiche molto chiare che hanno fatto spostare le persone sull’auto elettrica; ma non per ragioni ambientaliste. Quando sono andato a fare il reportage in Norvegia, immaginavo di incontrare solo dei novelli Greta Thunberg: persone attente all’ambiente. No! Erano persone attente al portafoglio! Perché oltretutto, l’auto elettrica, se utilizzata correttamente, fa risparmiare moltissimo, unita anche a possibili politiche di incentivi. Infatti ci spaventiamo del costo eccessivo dell’auto elettrica anche perché non consideriamo il cosiddetto “total cost of ownership”, cioè il costo totale del possesso, che è molto minore di quello di un’auto endotermica: il 20% in meno.

Paghiamo alte bollette elettriche e importiamo energia dall’estero. Se anche le automobili andassero ad elettricità, come potremo alimentarle? e quanto ci costerebbe?

Questo sta già cambiando. La quota di energia elettrica che importiamo dall’estero è sempre minore, soprattutto negli ultimi mesi. Addirittura forse più del 40%, se non circa la metà, della generazione elettrica nazionale è fatta da fonti rinnovabili. È così un po’ in tutta Europa. Nel libro citiamo i dati di tanti paesi europei in cui il 2023 è stato un anno record per la produzione di energia elettrica rinnovabile. Questo va di pari passo con la diffusione della tecnologia che ormai sta vincendo la partita dell’energia: il fotovoltaico, i cui prezzi si sono abbassati tantissimo. È la tecnologia più semplice da installare. Fa veramente impressione andare nel nord Europa e vedere quanto fotovoltaico si fa, rispetto all’Italia. Quindi non dobbiamo temere di non avere abbastanza energia; perché anche i gestori della rete confermano che, in base alle previsioni di penetrazione dell’auto elettrica da qui al 2030 al 2035 – tra i 4 e i 6 milioni di veicoli – in Italia il picco sarà soltanto del 3-4% maggiore a quello che sarebbe comunque atteso. Le tecnologie rinnovabili ci aiuteranno ad avere sempre più energia auto prodotta e diffusa. La grande battaglia sarebbe quella per separare il prezzo dell’energia rinnovabile da quello dell’energia in generale, o dal gas. Potrebbe diventare qualcosa di molto conveniente. È un’anomalia anche ciò che sta succedendo in Italia sulle tariffe di ricarica pubblica in strada, che sono molto diverse in altri paesi europei, dove le ricariche costano la metà della metà. Perciò questo mondo, oltre che tecnologicamente più intelligente ed efficiente, potrebbe farci anche risparmiare.

Articoli collegati

Previdenza complementare: investire in Italia per il futuro dei giovani

Giovanni Pierozzi

L’Italia e la transizione digitale: un problema di infrastrutture

Giovanni Pierozzi

Transizione digitale per il futuro delle imprese italiane

Giuliano Giulianini