Durante #OnePeopleOnePlanet, la maratona dell’Earth Day trasmessa in diretta internazionale da Raiplay, è stato assegnato il premio che Earth Day Italia assegna ogni anno a giornalisti, comunicatori e artisti, portavoce di riflessioni sui temi della sostenibilità ambientale e sociale.
Il 22 aprile, Giornata Mondiale della Terra, la tradizionale maratona #OnePeopleOnePlanet trasmessa in diretta in tutto il mondo da RaiPlay, ha vissuto uno dei momenti più significativi con la premiazione dei “Reporter per la Terra” 2024 – condotta dalla giornalista Rai Chiara Giallonardo e dal presidente Pierluigi Sassi – il riconoscimento che ogni anno Earth Day Italia assegna a giornalisti, fotografi, registi e documentaristi, impegnati a raccontare le crisi sociali e ambientali della nostra epoca. L’intera premiazione è visibile su RaiPlay nella terza parte della maratona.
Il primo a ricevere il premio: Edoardo Vigna, invitato sul palco da Massimo Cirri e Sara Zambotti, conduttori di Caterpillar (Rai Radio2) collegati per l’occasione da Milano. Vigna è stato premiato per una carriera trentennale che lo ha portato ad essere una delle voci più autorevoli del giornalismo italiano per le questioni dell’ambiente e della sostenibilità.
I reportage, le inchieste, gli articoli usciti dalla sua penna sulle colonne del Corriere, nella rubrica “Leadership”, sul settimanale “7”, sulle pagine digitali del blog “Globalist”, e più recentemente sull’inserto mensile “Pianeta 2030” da lui diretto diretto, hanno raccontato il passaggio epocale dall’incoscienza alla consapevolezza della crisi climatico/ambientale: “La grande difficoltà è stata la consapevolezza – ha ricordato Vigna sul palco della Nuvola di Fuksas – Siamo arrivati completamente impreparati. Nessuno di noi sapeva che cosa fosse la sostenibilità. Però oggi vedo grande curiosità, voglia di capire e agire di conseguenza. Sono ottimista per natura, [facendo il mio lavoro] vedo una grande comunità: una forza che sento quotidianamente.”
A seguire, Pierluigi Sassi ha intervistato Lia Beltrami, mentre sul grande schermo alle loro spalle, il pubblico in sala e collegato in televisione poteva guardare immagini toccanti tratte dai suoi numerosi documentari. La regista e art director trentina è stata premiata per il lavoro di una vita, passata non solo a raccontare i drammi umanitari del mondo, ma anche nella continua ricerca di storie di riscatto, solidarietà, impegno, volontariato e dialogo interreligioso per la pace. Gran parte della sua produzione artistica, riassunta nella formula “Emozioni per Generare il Cambiamento” che identifica una serie di mostre fotografiche organizzate in tutto il mondo, e inaugurate dal Papa a Piazza San Pietro nel 2012. “Il cambiamento si genera nello spettatore – ha detto in diretta Lia Beltrami parlando della funzione dell’arte – Tanta arte genera cambiamento: in chi la fa, e nei protagonisti dei film”. Tra le motivazioni del premio risalta, a buon titolo, l’empatia che la regista stabilisce con uomini e donne incontrati nei suoi viaggi, che lo spettatore non può mancare di notare nelle sue opere. “È bellissimo sentirsi parte della stessa grande famiglia umana; ma richiede quella forza e quel coraggio che ognuno ha dentro e che a volte vanno tirati fuori. La pace è un orto che va curato ogni giorno – ha affermato Beltrami interpellata a Sassi su un altro argomento cruciale della sua filmografia – La pace è tenere le porte aperte. Perché abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.
Ricevendo il premio la regista ha poi regalato un’ultima, purtroppo drammatica, emozione al pubblico: la dedica ai ragazzi della favela di Marcos Moura, nel nord est del Brasile, protagonisti del suo “Amazonia. The Space of Life”, e del progetto “Laudato Si’” che da tre anni lavora per la conversione ecologica della comunità. Da alcuni giorni, ha raccontato Lia Beltrami, la favela è insanguinata da una faida tra gang che ha fatto finora sei vittime tra gli adolescenti, eppure: “la risposta dei ragazzi è ancora il cambiamento ecologico. Vogliamo essere con loro, in nome loro, con tutte le persone che sulla Terra tirano dritto perché credono e sperano nella pace.”
Non meno significativo il momento dedicato alla terza protagonista: Trudie Styler, attrice, produttrice, ambientalista, attivista per i diritti umani, intervistata da Chiara Giallonardo. Styler ha ripercorso una significativa carriera mentre sullo schermo passavano foto e spezzoni di diversi suoi documentari: ad esempio tra quelli citati, uno sulle operatrici sessuali transessuali in Brasile, uno sul lavoro minorile in Bangladesh, e “Moving the Mountain” dedicato al massacro di Piazza Tienanmen. “Sembriamo vivere con la testa sotto la sabbia – ha esordito, sottolineando la necessità di un maggiore impegno di tutti – nuocendo incessantemente al pianeta e mettendo a repentaglio il nostro futuro, semplicemente sperando che tutto vada per il meglio. Noi [paesi ricchi] siamo quelli che devono apportare i cambiamenti maggiori. Non c’è tempo per incolpare gli altri o dissimulare i problemi”.
Nel 2023 Styler ha firmato “Posso Entrare? An Ode to Naples”, il documentario che le è valso questo premio “Reporter per la Terra” per aver esaltato il valore dell’armonia con cui una comunità può superare le difficoltà, e collaborare insieme per un futuro sostenibile. “La Napoli che ho scoperto era piena di speranza e ricca di promessa”, ha raccontato Trudie Styler, citando alcuni protagonisti del film: Don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità che offre ai giovani l’opportunità di imparare a suonare strumenti, recitare a teatro, praticare il pugilato; le Forti Guerriere, un gruppo di donne riunite per offrire sostegno alle vittime di violenza; l’attore Francesco di Leva, che ha aperto un centro artistico nel quartiere dov’è cresciuto. “La pace – ha detto Styler, poco prima di ricevere il premio – è molto più dell’assenza di conflitti: è la presenza di giustizia, la gioia di lavorare insieme per un obiettivo comune; la certezza di vivere in modo sicuro e sostenibile. Non solo sopravvivere ma prosperare sostenendoci a vicenda come dovrebbe fare una vera famiglia globale.”