George il solitario, ultimo della sua specie. Foto: Arturo de Frias Marques - Wikimedia Commons
Pianeta

Estinti! Causa: l’Uomo.

Nell’ultimo decennio si sono estinte 160 specie. Un rinoceronte, una testuggine e un topolino: tre storie esemplari della sesta estinzione di massa: la prima innescata dall’Uomo.

Ogni specie si adatta all’ambiente in cui vive e prima o poi – in via naturale dopo alcuni milioni di anni – si estingue, lasciando spazio ad altre forme di vita. Occasionalmente, però, si verificano delle cosiddette “estinzioni di massa”, eventi nei quali le forme di vita si estinguono molto più rapidamente e in tutto il pianeta. Il 99,9% delle specie viventi che abbiano mai abitato la Terra oggi non esiste più. Gli scienziati stimano che le estinzioni di massa siano state cinque in tutto, e che la sesta sia in corso ai giorni nostri. In tutte e cinque le estinzioni precedenti vennero eliminati più del 75% delle specie che erano presenti al tempo sulla Terra.

La rivoluzione industriale, la crescita della popolazione, l’inquinamento, l’espansione delle città hanno accelerato gli impatti dell’uomo sulla biodiversità e incrementato la scomparsa delle specie animali. Gli specialisti della Species Survival Commission della IUCN (Unione Internazionale per  la Conservazione della Natura) hanno stimato che negli ultimi 100 anni il tasso di estinzione è di 1.000 volte superiore a quello naturale. La distruzione della biodiversità ha raggiunto un ritmo senza precedenti e le cause dietro a questo disastro sono molteplici. Gli habitat naturali vengono distrutti per il cambiamento dell’uso dei suoli per scopo agricolo, la pesca eccessiva negli oceani, gli incendi e la deforestazione. Il cambiamento climatico non è stato ancora il più importante fattore di estinzione, ma è previsto che ciò cambierà nei prossimi decenni, assumendo un’importanza pari o superiore agli altri.

Melomys rubicola.
Foto: Ian Bell, EHP, State of QueenslandCC by 3.0 AU

Il primo mammifero ad essersi estinto per il cambiamento climatico è Melomys rubicola, un topo dell’isola corallina Bramble Cay. L’isola si trova tra l’Australia e la Nuova Guinea e il roditore si è estinto nel 2016 a causa dell’innalzamento dell’oceano che ha contribuito alla frequente inondazione del suo habitat.

Secondo l’IUCN nell’ultimo decennio si sono estinte almeno 160 specie, e si tratta probabilmente di una sottostima. Tra queste le più famose, da anni sono al centro dei dibattiti sul rischio di estinzione, sono forse le testuggini. Le isole Galápagos erano originariamente abitate da migliaia di testuggini divise in 15 sottospecie. Negli anni, soprattutto tra il 1800 e il 1900, la loro popolazione venne decimata da marinai e pirati che navigavano nell’Oceano Pacifico. Hanno poi continuato ad essere danneggiate dagli animali introdotti dall’uomo nel loro ambiente naturale e, ad oggi, ne rimangono solo dieci sottospecie, la maggior parte rappresentate da pochi individui. Tra esse c’era la Testuggine dell’Isola di Pinta, il cui ultimo esemplare è morto nel 2012. Era soprannominato “George il Solitario” ed era stato trovato negli anni ’70 dopo che la sottospecie era già stata creduta estinta. Il nome deriva dai tentativi di farlo accoppiare con femmine geneticamente abbastanza vicine a lui, purtroppo sempre rifiutate dalla testuggine. “Solitamente se ne sta per conto proprio” aveva commentato nel 2001 Erica Buck della Fondazione Charles Darwin.

Rinoceronte bianco settentrionale in cattività.
Foto: Wikimedia Commons

Un altro animale simbolo dell’impatto dell’uomo sulla natura è il rinoceronte. In questo caso ad affliggerlo maggiormente è il bracconaggio, la caccia illegale che ne decima le popolazioni sia in Africa sia in Asia. Al mondo ne esistono cinque specie, e in Africa se ne possono trovare due: il rinoceronte bianco e quello nero; mentre le tre asiatiche sono il Rinoceronte di Sumatra, quello di Giava e quello della Sonda. In totale sopravvivono 30.000 individui in tutto, ma una sottospecie di rinoceronti già si è estinta in natura ed è a rischio di estinzione totale. Si tratta del Rinoceronte bianco settentrionale, di cui rimangono solo due esemplari femmina in cattività. L’ultimo maschio è morto nel 2018 e ad oggi la sua sopravvivenza è legata a cinque embrioni generati artificialmente, da impiantare in esemplari di rinoceronte bianco meridionale, abbastanza vicini geneticamente da poter essere delle madri surrogate.

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