Fulco Pratesi - Foto WWF Italia
Interviste

Fulco Pratesi: “Ero cacciatore. Poi successe un miracolo.”

Il peccato originale e la redenzione, grazie a un’orsa. La difficile stagione della politica verde. Le battaglie contro la caccia, il consumo di suolo, l’abusivismo costiero. La passione per il mare e l’Argentario. Incontro con Fulco Pratesi: pioniere dell’ambientalismo italiano.

Difficile definire Fulco Pratesi. Uno che nella sua vita è stato; architetto; giornalista; deputato; scrittore (tra l’altro del bellissimo “Storia della Natura d’Italia”); consulente di istituzioni scientifiche e ministeri; dirigente, progettista di parchi nazionali; pittore e illustratore; fondatore o presidente di associazioni come WWF Italia, LIPU, Marevivo. Una parabola di vita che va dalla caccia agli orsi alla strenua difesa degli ambienti naturali. Per chi si occupa di ambiente, poter scambiare qualche parola con lui è sempre un’esperienza fortunata: un modo per “assaporare” i tempi pionieristici dell’ambientalismo italiano; quella stagione della seconda metà del Novecento che ha dato una svolta alla coscienza ecologica nazionale. A noi questa fortuna è capitata qualche mese fa, sul barcone che fa da sede all’associazione Marevivo, il giorno che onorava lui e gli altri fondatori durante i festeggiamenti del trentennale.

Pratesi, lei ha fatto parte di diverse associazioni ambientaliste, ed alcune le ha anche fondate. Come è nato il suo impegno?

Devo dire subito che, nonostante amassi molto gli animali, a quell’epoca ero cacciatore e pescatore subacqueo. Poi successe un miracolo. Ero in Turchia a caccia di orsi; era il 1993. A pochi metri da me arrivò un’orsa con tre cuccioli. Rimasi talmente estasiato che mi dissi: “basta, non posso continuare con questa cosa”. Tornai in Italia deciso ad lavorare per la natura, e iniziai con il Parco Nazionale d’Abruzzo, dove c’erano gli ultimi orsi (e ci sono ancora, nda.). Poi seguirono le battaglie per gli uccelli, contro la caccia. Ho avuto le mie soddisfazioni… non molte, perché la caccia è ancora legale.

Come capitò nel gruppo dei fondatori di Marevivo?

All’epoca (1992, nda. ) ero già un subacqueo ed un amante del mare. Un giorno al mio studio arrivò questa simpatica signora, Rosalba Giugni, che mi chiese di poter collaborare con il WWF, occupandosi di mare. Le suggerii di fondare un’associazione autonoma, ed in effetti fece molto bene. Come funzionaria del WWF non avrebbe avuto il successo che ha.

Lei ha fatto anche politica. Perché è tanto difficile per i politici cambiare le cose, in concreto, per l’ambiente?

Dal 1992 al ’94 sono stato deputato dei verdi. Ho seguito la nascita, e poi la fine, dei verdi. Finiti purtroppo per tante ragioni, nonostante ancora oggi molti tengano alta la bandiera del “sole che ride”. Secondo me c’è stata una specie di concorrenza da parte delle associazioni (WWF, Legambiente, LIPU ed altre) che ha tagliato l’erba sotto i piedi a chi si occupavano di natura. In aggiunta l’amore per la politica ha sempre “irritato” gli italiani: quando si assumono posizioni apolitiche sono tutti contenti; mentre prendendo posizioni politiche si ha sempre difficoltà di accesso.

Ma in generale, anche a livello internazionale, perché è più facile occuparsi di guerra o di economia che fare leggi per l’ambiente?

Le leggi per l’ambiente cozzano contro enormi interessi di ogni genere. Tutti le vedono come limitazioni ai privilegi che abbiamo nel nostro mondo, quello più ricco; e le considerano uno smacco: una cosa da non accettare mai. L’esempio è la caccia: i cacciatori in fondo sono pochi, ma eliminare il privilegio di poter andare in giro a sparare è una cosa che nessuno vuole. Quando il povero Macron aveva aumentato di poco il prezzo della benzina a favore del clima gli si sono rivoltati contro (il riferimento è alle proteste dei “gilet gialli” contro l’aumento delle tasse sui carburanti e dei controlli anti inquinamento previsti, e poi ritirati dal governo francese nell’inverno del 2018, nda.).

Nel 2022 quali sono le cause ambientali che la appassionano e le sembrano più urgenti?

Il consumo del suolo. Non si parla abbastanza del fatto che in cinquant’anni la popolazione umana è raddoppiata. Oggi per dar da mangiare a tanta gente bisogna coltivare, distruggendo le foreste.

Lei è un’istituzione all’Argentario. Come ha visto cambiare nei decenni quest’angolo molto bello del Mediterraneo?

La partenza è stata dura, perché si continuava a costruire dappertutto. Poi, grazie anche alla nostra opera, e alla grandissima Susanna Agnelli che è stata una sindaca estremamente brava (sindaca di Monte Argentario dal ’74 all’84, nda.), si è capito che non si poteva distruggere un patrimonio come quello per continuare a costruire case e ville abitate per pochi mesi all’anno. Ho partecipato personalmente insieme a lei all’abbattimento di una costruzione abusiva. Il mio cuore è all’Argentario, perché è lì che ho conosciuto pesci, uccelli e tutto ciò che il mare può regalare. Una ricchezza che non immaginiamo. Girando in campagna si vede qualche uccellino, ma se ci si immerge si vede di tutto: attinie, stelle marine, polpi, pesci di ogni tipo. Il mare è stupendo; per questo è importante conservarlo e non lasciarlo in balia di interessi privati.

Articoli collegati

Annibale, Eric e le vigne inglesi: un libro contro la disinformazione sul clima

Giuliano Giulianini

Il Clima, Greta e le auto elettriche vista dall’IA

Giuliano Giulianini

Conoscere l’Italia per salvarla dalle crisi ambientali

Tiziana Tuccillo