Ospite di Ecosistema: La Collina di Conigli, l’unica associazione italiana autorizzata a salvare dalla soppressione gli animali utilizzati nei laboratori di ricerca.
L’utilizzo di animali a scopo di ricerca è regolato da una Direttiva Europea del 2010 e, in Italia da un Decreto Legislativo del 2014. Di solito pensiamo che queste sperimentazioni servano soltanto allo sviluppo di nuovi farmaci. Ma la legge prevede anche che gli animali vengano detenuti per la ricerca di base, cioè quella senza scopo di lucro ma per puri fini di studio; per studiare le patologie e cercare di risolverle; per mettere a punto dispositivi medici che poi serviranno all’Uomo; per testare qualità e sicurezza degli alimenti; per la protezione dell’ambiente; per la formazione dei chirurghi; e per le indagini forensi.
Lo sviluppo di nuovi cosmetici non è tra gli scopi consentiti in Italia, nonostante quello che si potrebbe pensare. Va specificato che solo i centri autorizzati dal Ministero della Salute possono detenere animali a scopo di sperimentazione. Ma quali animali? La legge regola e tutela soltanto i vertebrati e i cefalopodi (seppie, calamari, polpi ecc.). Gli insetti non sono inclusi nella legislazione.
Tutti gli animali possono essere oggetto di sperimentazione, seppure regolata: compresi cavalli, cani, gatti, scimmie, uccelli eccetera. Ma va specificato che non sempre l’esito della sperimentazione è la morte o la debilitazione degli animali. Ce ne sono alcuni che non subiscono alcuna alterazione. Il problema è che quando la sperimentazione finisce questi esseri non hanno un destino certo. Per molti di loro c’è comunque la soppressione.
La legge prevede che esistano centri di recupero e reinserimento di questi animali ma, di fatto in Italia esiste una sola associazione autorizzata ad occuparsene: La Collina dei Conigli. Nella puntata di Ecosistema di questa settimana abbiamo ospite il presidente Stefano Martinelli. Ascolta di seguito il podcast del programma trasmesso da Radio Vaticana Italia.
La Collina dei Conigli accoglie topi, ratti, criceti e conigli. I roditori in effetti costituiscono l’80% degli animali detenuti per ricerche in campo biomedico; seguono i pesci e gli uccelli, in maggioranza polli. Primati, cani e gatti sono utilizzati molto meno e solo per ricerche specifiche. I primati ad esempio sono destinati alla ricerca sull’HIV; mentre i suini vengono usati per fare pratica di chirurgia nelle scuole di medicina.
In Italia i numeri sono comunque in forte diminuzione rispetto al passato. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute, aggiornati al 2022, gli animali detenuti nei laboratori sono circa 420 mila; erano oltre 580 mila nel 2015. Ad oggi risultano detenuti a fini sperimentali 255 mila topi, 82 mila ratti, 33 mila polli, 18 mila pesci zebra, 11 mila porcellini d’India, 9 mila conigli, 2500 conigli, 2 mila suini, 653 cani, 276 macachi, 25 cefalopodi. Nessun cavallo, gatto o rettile, nonostante sarebbe possibile.