Come affronterà la crisi idrica il Governo che uscirà dalle elezioni di settembre. Un cartello di associazioni civiche e ambientaliste indica le priorità: diminuire gli sprechi della rete, ottimizzare l’irrigazione agricola, rinaturalizzare i suoli e i corsi d’acqua per ripristinare le falde, evitare misure emergenziali e investire nella pianificazione.
La siccità che nell’ultimo periodo sta colpendo l’Italia è una delle più sentite manifestazioni della crisi climatica. Evitare risposte emergenziali è, secondo le maggiori associazioni italiane*, il primo passo per la soluzione al problema. Secondo l’appello pubblico, sottoscritto tra gli altri da Lipu, Legambiente e WWF, oltre ai piani straordinari per tamponare l’emergenza già in atto, occorre una pianificazione “ordinaria” per favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Tra gli interventi invocati dal documento, le misure per ridurre la domanda d’acqua e la fine degli sprechi sia in campo civile che in campo agricolo. Quest’ultimo è infatti un settore nel quale, secondo le associazioni, sarebbero da rivedere le scelte degli agricoltori in un’ottica meno idroesigente e con metodi di irrigazione più efficienti. In questo senso il collettivo ritiene necessario rivedere gli interventi della PAC, la Politica Agricola Comune, approvata dall’Unione Europea per il periodo 2023-2027 con lo scopo di rispettare gli obiettivi ambientali e climatici dell’UE. Gli investimenti suggeriti sono, ad esempio, favorire colture che abbiano meno bisogno di acqua, e puntare al miglioramento dei suoli agricoli in modo che possano svolgere al meglio le loro funzioni ecologiche: come il trattenere l’umidità e favorire l’accumulo di acque sotterranee.
Il nuovo governo italiano che uscirà dalle elezioni di settembre dovrà occuparsi con urgenza della siccità, e le associazioni hanno proposto sette punti su cui dovranno focalizzarsi gli sforzi per combattere efficacemente il fenomeno.
Innanzitutto, ai ministeri e agli istituti scientifici (ISPRA, CNR ecc.) è richiesto di istituire protocolli di raccolta dati e modelli che permettano ai cittadini di comprendere la disponibilità di risorse idriche. Come detto, la gestione della siccità sarebbe da attuare tramite dei protocolli che permettano di superare l’approccio emergenziale. La riduzione delle perdite delle reti idriche è un altro punto su cui il collettivo pone l’attenzione. Questi sprechi d’acqua andrebbero ridotti al di sotto del 25% ed entro i 15 mc/km/gg. Un incentivo al risparmio suggerito è premiare i gestori che massimizzino il riuso delle acque depurate.
I consumi idrici da ridefinire sono anche quelli domestici. Viene consigliato ai comuni di incentivare il riuso di acque non potabili per usi domestici (lavatrice, wc, lavaggi esterni ecc.) per limitare il consumo di quelle potabili a non oltre i 150 litri pro capite al giorno: al momento in Italia se ne utilizzano fino a 240 litri al giorno. Un’altra urgenza segnalata è il ripristino delle falde grazie ad almeno 2 miliardi di euro annui destinati al ripristino idrogeologico, per un periodo di 10 anni. L’ultimo punto per contrastare la siccità riguarda invece l’avviamento di un’azione di ripristino ambientale, rinaturando i fiumi, in linea con gli obiettivi europei della Strategia Europea per la Biodiversità.
* CIPRA Italia, CIRF, Club Alpino Italiano (CAI), Federazione Nazionale Pro Natura, Free Rivers Italia, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness e WWF Italia.