Società

Il prezzo del verde

Quanto costa mantenere il verde pubblico? Un nuovo modello studiato da Enea e La Sapienza evidenzia costi e benefici della cura del verse urbano: una corretta pianificazione potrebbe far risparmiare ai comuni il 70% dei costi.

ENEA e Università La Sapienza hanno pubblicato sulla rivista scientifica Land uno studio sui costi del verde pubblico nelle città. Il modello di calcolo si chiama GREEN CAL e serve a rendere più facile la pianificazione degli interventi di manutenzione nelle aree verdi cittadine. Una corretta pianificazione, secondo gli autori, può far risparmiare ai gestori del verde fino al 70% dei costi. Per ottenere i risultati, lo studio ha preso in considerazione tre elementi. I primi sono i sistemi GIS (Geographic Information System) in grado di censire il numero, la posizione e l’estensione delle aree verdi per effettuare accurate analisi spaziali e territoriali. Il secondo elemento sono le tecniche di sfalcio (potatura) e l’ultimo sono i costi del taglio.

Il modello di calcolo è stato testato a Latina: nella città del basso Lazio (130.000 abitanti su  280 kmq) la spesa minima stimata è di 255.000 euro per uno sfalcio senza raccolta del materiale, fino ad arrivare a 4 milioni per 12 sfalci con la raccolta dei residui. “La gestione del verde pubblico comporta spesso importi proibitivi per molti enti locali, ma applicando una manutenzione più ‘flessibile’, vale a dire in funzione del grado di utilizzo dei singoli spazi pubblici da parte dei cittadini, è possibile abbattere i costi fino a 1,2 milioni di €/anno, garantendo uno standard di elevata sicurezza e decoro urbano”, spiega Sergio Cappucci, uno degli autori dello studio, ricercatore ENEA del Laboratorio Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico.

Un altro argomento considerato nello studio è quello dei rifiuti organici generati dal verde, che attualmente costituiscono circa il 28% del volume dei rifiuti urbani. Gli sfalci (i resti della potatura) sono stati valutati nello studio in ottica di economia circolare, dunque con l’idea di ridurre i rifiuti al minimo e recuperare il fosforo. Questo è infatti una materia prima critica, cioè uno dei materiali di strategica importanza per l’Europa e a forte rischio di fornitura. Infatti, se non viene recuperato da alcuni tipi di rifiuto, tra cui la frazione organica, il fosforo viene importato dall’estero: la Cina è il maggiore esportatore a livello globale.

“GREEN CAL è pensato anche per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, ridurre il rischio incendi con tagli lungo corridoi che interrompono il percorso del fuoco e rendono così più efficaci i piani di protezione civile, includendo le segnalazioni dei cittadini, il cui contributo è sempre più rilevante nella gestione delle aree verdi pubbliche” afferma Cappucci. In ottica di ecosostenibilità, nello studio sono state anche simulate azioni di riforestazione delle aree periferiche per favorire la “green belt” (cintura verde) per combattere il consumo di suolo e le ondate di calore. La riforestazione è in linea con la strategia forestale dell’Unione Europea che si è impegnata a piantare 3 miliardi di alberi in più entro il 2030.

Articoli collegati

Cavallette e grilli in tavola? Il “novel food” in Italia e in Europa

Tiziana Tuccillo Giuliano Giulianini

“La Canzone della Terra”: proiezione gratuita alla Casa del Cinema

Redazione

I giovani ai Ministri del G7 Ambiente: “Più concretezza. Nessuno sia lasciato indietro.”

Redazione