Economia

Indipendenza per le isole

Legambiente presenta un dossier di buone pratiche internazionali per proporre interventi strutturali verso l’autosufficienza energetica delle isole minori italiane.

El Hierro, Samso, Eigg, Bonaire, Bornholm, Pellworm, Tokelau, Aruba, Muck, White, Gigha: non sono i giocatori di una squadra di calcio ma le undici isole citate da Legambiente come esempi di autosufficienza energetica grazie allo sfruttamento di fonti rinnovabili. La onlus ambientalista ha presentato un dossier che evidenzia le potenzialità degli ambienti isolani nel produrre da sé il proprio fabbisogno energetico a prescindere dalle situazioni climatiche e geografiche in cui si trovano. Le comunità su citate infatti si collocano in paesi più o meno ricchi, a latitudini diverse, in aree a clima caldo, temperato o rigido; ma puntando su diverse fonti rinnovabili locali sono riuscite a raggiungere comunque l’autosufficienza. La prima al mondo in ordine di tempo è stata El Hierro, nelle Canarie: dal 2014 sfrutta bacini idrici e impianti eolici per fornire elettricità ai circa 10 mila abitanti. I 1.500 abitanti di Tokelau, un arcipelago di atolli del Pacifico a nord di Samoa, devono invece la loro indipendenza energetica esclusivamente al sole: tre impianti fotovoltaici, uno per ogni atollo, bastano al fabbisogno di energia di questo possedimento neozelandese. Dove il sole splende meno si può sopperire con altre tecnologie: nel mare del nord si trova l’isola di Pellworm che addirittura produce il triplo dell’energia di cui necessita; i 1.200 tedeschi che la abitano sono serviti da un sistema di otto pale eoliche che genera la maggior parte del fabbisogno, integrato da una centrale a biogas alimentata da scarti di lavorazione del mais e liquami. Oltre alle 11 isole autosufficienti, il dossier ne elenca altre 9 che hanno stabilito piani per raggiungere questo traguardo nei prossimi anni; tra queste, località ben note come: le Hawaii, che contano di raggiungere il 100% di indipendenza energetica nel 2045; Capo Verde (2020); Jamaica (2040) e l’isola di Wight nella Manica (2020).

Lo scopo dichiarato di questa iniziativa di Legambiente è stimolare un dibattito tra Governo, regioni, comuni e operatori del settore sull’opportunità di dotare anche le comunità isolane del nostro paese di strutture che portino all’autosufficienza energetica. Sono 20 le isole “minori” sparse nei nostri mari: Favignana, Isola del Giglio, Isole Tremiti, Lampedusa, Levanzo, Linosa, Lipari, Marettimo, Pantelleria, Ponza, Ustica, Alicudi, Filicudi, Panarea, Salina, Stromboli, Ventotene, Vulcano. In particolare il rapporto cita Lampedusa, Pantelleria, le Eolie e le Egadi, come territori particolarmente favoriti per le condizioni di soleggiamento.
Purtroppo nessuna di queste realtà italiane ha impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili minimamente paragonabili agli esempi stranieri. Eppure, sottolinea l’associazione, tutte queste isole offrono condizioni ideali per intraprendere questa strada: irradiazione solare abbondante, forti venti, moto ondoso e altre caratteristiche ambientali adatte alla produzione di energia in loco. Al momento ognuna di queste comunità è servita da generatori e centrali a idrocarburi che, oltre a inquinare l’ambiente, implicano ingenti costi di produzione e approvvigionamento del carburante. Tutto ciò si traduce in costi di produzione maggiori di quelli del continente, che si traducono in oneri e conguagli riconosciuti alle società elettriche locali e all’Enel. Il dossier di Legambiente quantifica queste maggiorazioni, che vengono ripartite su tutte le bollette italiane, in circa 80 milioni di euro annui.

La proposta di Legambiente è un progetto pilota chiamato “Isole Smart Energy” da avviare su Favignana, Giglio e Lampedusa per produrre energia pulita dal sole, dai venti e dal moto ondoso. Una strada peraltro già intrapresa dai 2660 comuni italiani che già oggi soddisfano la richiesta di energia delle utenze familiari ricorrendo a fonti rinnovabili. L’eccellenza del 100% di energia pulita è raggiunta invece, al momento, da 39 amministrazioni comunali del nostro paese.
I primi passi del percorso proposto da Legambiente sono: “stop a qualsiasi nuova realizzazione o ampliamento di centrali da fonti fossili”; “approvare subito il Decreto fermo al Ministero dello sviluppo economico che prevede di riconoscere la stessa tariffa di cui beneficiano le società che gestiscono l’energia elettrica sulle isole, a chi produce o autoproduce energia da rinnovabili”; “approvare su tutte le isole un piano coordinato tra Ministero dell’Ambiente e realizzato in collaborazione con gli enti locali per arrivare al 100% da rinnovabili”.

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