Ormai da 21 anni questa è la giornata dedicata alla montagna, un ecosistema naturale sempre più indispensabile per la vita sulla terra, ma fortemente a rischio
Oggi in tutto il mondo si celebra la Giornata Internazionale della Montagna, ricorrenza instituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2003 per portare l’attenzione dell’opinione pubblica su ambienti ed ecosistemi di cui si parla poco, ma che svolgono invece un ruolo fondamentale negli equilibri globali.
La montagna costituisce un vero e proprio tesoro naturale. Quest’anno la giornata internazionale dedicata al tema seguirà approcci di sensibilizzazione basati su tre parole chiave legate tra loro: innovazione, adattamento e coinvolgimento dei giovani.
L’innovazione è essenziale per affrontare questioni complesse legate al tema della montagna. Il progresso tecnologico può sicuramente fare da scudo per il mantenimento degli ecosistemi montani, ad esempio attraverso l’agricoltura sostenibile e intelligente.
L’adattamento diventa ormai necessario per affrontare le pressioni del cambiamento climatico. Questo attraverso attività resilienti che riducano la vulnerabilità delle popolazioni indigene montane e i loro perni economici e sociali. Per fare ciò è necessario, ad esempio, ridurre il più possibile il rischio di disastri ambientali o altre calamità che costringano le comunità endemiche ad abbandonare questi luoghi.
Nono meno importante è la partecipazione dei giovani, essenziale per portare questi temi al centro del dibattito pubblico e garantire la sostenibilità a lungo termine delle soluzione legate alla montagna. Questo promuovendo impieghi di qualità, una formazione accessibile e opportunità imprenditoriali che contribuiscano all’uso sostenibile delle risorse montane.
Le montagne coprono circa il 27% della superficie terrestre e forniscono il 60-80% dell’acqua dolce disponibile sul Pianeta.
Sono inoltre alla base del sostentamento diretto di più di 1 miliardo di persone, circa il 15% della popolazione mondiale, per lo più concentrate in paesi in via di sviluppo minacciati dall’insicurezza alimentari.
Popolazioni che vivono di agricoltura e allevamento su piccola scala – la frammentarietà del territorio e le sue asprezze non consentono grandi coltivazioni – un modello di sviluppo sostenibile, ma sempre più in difficoltà e da proteggere se pensiamo che dalle montagne hanno origine ben 6 delle 20 specie vegetali alla base dell’80% del cibo mondiale: patate, mais, pomodoro, orzo, mele, quinoa e sorgo.
Luoghi dunque da tutelare e valorizzare che, peraltro, svolgono un ruolo fondamentale anche dal punto di vista economico. Rappresentano infatti quasi il 20% dell’industria turistica mondiale ed hanno un ruolo importante anche nella produzione energetica rinnovabile, dal biogas al solare, dall’eolico all’idroelettrico. Quest’ultima, nello specifico, fornisce poco meno di un quinto della produzione globale di elettricità, con alcuni paesi quasi totalmente dipendenti da essa. Di quelli montani alcuni esempi sono il Paraguay in Sud America, Nepal e Buthan in Asia meridionale o la Norvegia nel Nord Europa.
Tutto questo è oggi fortemente a rischio a causa degli effetti del cambiamento climatico – cui gli ecosistemi montani reagiscono particolarmente in fretta – e dell’ opera dell’uomo.
Il riscaldamento globale sta portando alla progressiva ritirata dei ghiacciai. L’Himalaya ha perso un terzo dei propri ghiacciai in 50 anni; stessa sorte per le Alpi che si sono ridotte del 30% in 60 anni. Ci sono poi la attività umane che alterano profondamente il territorio, riducendo la biodiversità e aumentando il dissesto idrogeologico: dalla deforestazione per lasciare spazio a terreni agricoli e pascoli, alla costruzione di strade, dighe e attività commerciali, all’estrazione.
L’inquinamento poi ha raggiunto anche le vette più alte del Pianeta. Microplastiche sono state trovate addirittura sulla cima del Monte Everest, a quasi 9000 metri di altezza. Il deposito di sostanze chimiche, plastica e rifiuti danneggia profondamente anche i fiumi e i laghi montani, avvelenando le risorse idriche e mettendo a rischio flora e fauna presenti nel territorio.
Importanti ovviamente gli effetti sulla biodiversità. Tante le specie animali a forte rischio estinzione: dal leopardo delle nevi, che abita nelle catene Himalayane dell’Asia centrale, al panda delle montagne cinesi sud-occidentali, agli stambecchi del Caucaso, ai condor delle Ande tra Cile e Perù, ai gorilla delle montagne ruandesi e congolesi (questi ultimi in leggera ripresa).
Anche nelle alture italiane esistono casi di specie animali a rischio. Ad esempio l’orso bruno marsicano, sull’Appennino centrale tra Abruzzo, Lazio e Molise, è in pericolo critico di estinzione, con un numero stimato in poche decine di individui.
Le ultime iniziative della comunità internazionale hanno dato una spinta importante alle sfide legate agli ecosistemi montani. Il Quadro Globale sulla Biodiversità Kunming-Montreal, adottato durante la COP15 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica (CBD) nel 2022, tra le tante proposte stabilisce di proteggere il 30% delle acque e delle terre entro il 2030, incluse quelle montane. L’obiettivo è mantenere la biodiversità, favorire lo stoccaggio del carbonio e preservare gli ecosistemi.
Un’iniziativa più focalizzata sulla questione montana è il “Five Years of Action for Mountain Development”, proclamato dalle Nazioni Unite lo scorso anno. Questa iniziativa punta a sviluppare entro il 2027 economie verdi e tecnologie sostenibili, rafforzare la cooperazione internazionale e promuovere l’educazione per la gestione sostenibile delle montagne.