Un convegno ha riunito a Roma amministratori pubblici, esponenti politici, manager ed esperti di innovazione per definire il ruolo e la necessita del Public Innovation Manager: la chiave delle future relazioni tra cittadini ed enti pubblici.
La casa del Cinema di Villa Borghese ha ospitato il convegno: “IMPATTA sul Recovery – Innovare la PA. La figura del Public Innovation Manager”, organizzato dalla rete Impatta e dalla Fondazione Italia Digitale. L’evento è stato incentrato sulla figura del manager dell’innovazione nell’ambito della Pubblica Amministrazione, per approfondire l’importanza e l’urgenza di questa nuova figura professionale da introdurre nel personale degli enti pubblici. Esigenza resa palese dall’accelerazione dello sviluppo tecnologico nelle relazioni tra cittadini e amministratori imposta dalla pandemia, e tanto più pressante in considerazione del fatto che l’Unione Europea ha incentrato la propria politica comunitaria sui temi dell’innovazione, della transizione ecologica e della crescita occupazionale nel breve e lungo periodo, incentivando ed orientando gli Stati membri ad adottare economie sostenibili e servizi digitali.
La mattinata di incontri a Villa borghese è stata utile a definire il profilo del Public Innovation Manager come un esperto in grado di assistere, coadiuvare e guidare gli enti pubblici nell’attuazione di un piano di politica digitale ed innovativa: un modo per garantire la resilienza alla P.A., gestire i processi di Innovazione e di Ricerca & Sviluppo, realizzare e sfruttare efficacemente le ricorse messe a disposizione dell’Europa e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il primo talk della mattinata, moderato dal Presidente di Impatta, Pierluigi Sassi, è stato introdotto dagli interventi di Davide D’Arcangelo, fondatore di Next4 e vice presidente di Impatta, e Max Andriolo, Principal dell’IXL Center. Tra i relatori si sono avvicendati: Vincenzo Amendola, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio; Valeria Fascione, Assessore alla ricerca, innovazione e start up della Regione Campania; Agostino Santoni, presidente di Confindustria Digitale, e vice presidente di Cisco Sud Europa; e Matteo Ricci, sindaco di Pesaro.
“Viviamo un momento storico per il nostro paese – ha dichiarato a margine del convegno Vincenzo Amendola, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio – Tante risorse: se consideriamo anche i fondi ordinari europei, più di 335 miliardi da utilizzare e investire. La pubblica amministrazione non dev’essere solo trasformata (il Governo ha presentato già tre decreti in via di conversione): significa anche cambiare la macchina. Non si tratta di digitalizzare la burocrazia italiana, ma di trasformarla nei suoi meccanismi, nel suo software, e anche nelle sue figure principali. In questo senso il Public Innovation Manager è un tassello da prendere in considerazione.
Il Covid ha accelerato l’innovazione nella PA. È stata la conferma che ciò che abbiamo vissuto gli ultimi anni, cioè l’idea di una pubblica amministrazione inutile, quasi dannosa, uno spreco, non funziona. Quello che serve è una pubblica amministrazione all’altezza non solo della protezione dei cittadini ma anche di dare più servizi. La rivoluzione digitale e tecnologica aiuta in questa direzione, ma serve anche cambiare i meccanismi di rapporto tra Stato e cittadini.”
Alla domanda su come può cambiare l’Italia da qui al 2030/2050, con le possibilità dei fondi del PNRR, Amendola ha risposto: “Se l’Italia lavora unita e la classe dirigente è all’altezza di questo compito storico, sarà un gran bel paese: più verde, più digitale. La forza di quello che abbiamo sofferto negli ultimi due anni ci deve portare a reagire in maniera unita. Quindi poche chiacchiere e poche polemiche, e lavorare sodo per rendere questi fondi progetti concreti di trasformazione del paese.”
Nella seconda parte del convegno, Davide D’Arcangelo ha moderato una tavola rotonda animata dagli interventi di: Daniela De Vita, Forma Camera Azienda Speciale Camera di Commercio di Roma; Giorgio Ventre, direttore Developer Academy Apple Napoli e coordinatore del Comitato Scientifico Fondazione Italia Digitale; Stefano Di Palma, direttore di ricerca di Ecoter; Eleonora Faina, direttore generale di Anitec-Assinform; Luca Masi, Anci Lazio; Pierciro Galeone, direttore di Ifel.
Alla tavola rotonda ha partecipato anche Riccardo Corbucci, presidente della Commissione Statuto e innovazione tecnologica di Roma Capitale, che al termine del dibattito abbiamo intervistato a proposito dei programmi della nuova amministrazione di Roma Capitale sul fronte dell’innovazione.
Nel prossimo futuro è prevista la figura del Public Innovation Manager al Comune di Roma?
Abbiamo sicuramente bisogno di figure così importanti per gestire una macchina complessa come l’amministrazione comunale. Noi abbiamo necessità di innovare sia per quanto riguarda la transizione digitale, sia per la semplificazione amministrativa, sia per la capacità di spesa per le risorse che arriveranno con il Recovery Plan. Quindi immagineremo insieme al Governo le prossime politiche di assunzione, ma ci aspettiamo di poter aumentare i dipendenti di Roma Capitale. Tanti sono andati in pensione utilizzando “Quota 100”, quindi c’è bisogno di rinnovare.
“Smart city”, “Digitalizzazione”, “Personale”: la sua commissione è al centro di quella che dovrebbe essere l’innovazione. In quale direzione si muoverà nel quinquennio appena cominciato?
Innanzitutto questa è una commissione che parla della riforma di Roma Capitale, che è centrale perché dobbiamo dare a città metropolitane come Roma, come la capitale, dei poteri simili a quelli delle regioni. Quindi una capacità di spesa forte, la capacità di assumere dipendenti, di formare, di affrontare le sfide importanti dei prossimi anni; soprattutto in vista del Giubileo, che praticamente è già arrivato, e dell’Expo 2030.
Quali cambiamenti vedremo prima a Roma nell’ambito dell’Innovazione? La mobilità, le certificazioni anagrafiche, i servizi?
In questi prime settimane la prima cosa che stiamo verificando con la Commissione sono i malfunzionamenti informatici che creano così tanto disagio ai cittadini: i ritardi nei cambi di residenza e per le carte d’identità. Quindi io mi auguro e spero che la prima cosa che riusciremo a fare è migliorare questo sistema, affinché l’organizzazione del lavoro possa essere più agevole anche per i municipi, e quindi migliorare la qualità del servizio per i cittadini.
In quali campi saranno spesi a Roma i fondi del PNRR, nei desiderata dell’amministrazione comunale?
Bisogna assolutamente rendere la vita dei romani più semplice, quindi c’è il campo della mobilità sostenibile, quello dei rifiuti, quindi sulle tematiche più importanti. Ma la delega in questo caso (per il PNRR, nda.) l’avrà il sindaco Roberto Gualtieri, quindi siamo certi che li saprà spendere per il bene della città.