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Lupi di Roma: la quarta cucciolata è malata

I ricercatori dell’Oasi LIPU Castel di Guido danno notizia della nascita di cinque cuccioli avvenuta in primavera. Oggi però i lupetti sono affetti da rogna e rischiano la sopravvivenza.

Con un post social il team di ricerca che nel 2013 ha scoperto e da allora documentato il ritorno del lupo nel territorio comunale di Roma, ha dato notizia della quarta cucciolata della lupa Aurelia, la matriarca del branco. La notizia era attesa, visto che nel 2020 non c’era stata evidenza di una nuova riproduzione, oppure, spiegano i ricercatori dell’Oasi LIPU Castel di Guido, se era avvenuta, i piccoli non erano sopravvissuti alle prime settimane.

Il post è accompagnato da un breve video che mostra tre dei cinque cuccioli nati lo scorso maggio, che si avvicinano a una pozza d’acqua. Dalle immagini sono evidenti due fattori preoccupanti di questo evento, comunque positivo per la situazione del lupo in Italia: specie che prosegue da alcuni decenni l’espansione verso i suoi habitat originari (montagne, foreste a bassa quota, campagne periurbane che offrano riparo e prede selvatiche). Il primo motivo di preoccupazione è l’evidente ibridazione visibile dalla colorazione particolarmente scura del pelo di almeno uno dei cuccioli; fenomeno comprovato dalle analisi genetiche degli ultimi anni e frutto dell’ascendenza canina del capobranco Nerone. Il secondo fattore è la rogna sarcoptica che affligge i lupetti che, come spiega il testo del post*, minaccia seriamente la loro sopravvivenza. In questi casi, gli esperti sottolineano anche come questa infezione, portata a diverse specie selvatiche dagli acari che si annidano sulla cute, sia comunque un fattore naturale di selezione del lupo: gli esemplari più resistenti, infatti, avranno il compito di sopravvivere alla malattia e trasmettere alle future generazioni i geni per renderle meno soggette alla rogna.

L’ibridazione invece è un fattore innaturale di selezione del lupo: è causata indirettamente dall’uomo che abbandona i cani o li lascia vagare in natura. Gli esemplari maschi delle razze più compatibili col loro antenato selvatico possono accoppiarsi con le lupe “pure”, contribuendo ad “inquinare” il patrimonio genetico delle future generazioni di lupi. Nei cani infatti sono esaltati quei caratteri “domestici” che l’uomo ha privilegiato nel corso dei secoli, selezionandoli a scapito di caratteristiche originarie più adatte alla vita selvatica.

Ormai non sono rare le notizie di avvistamenti di lupi nei dintorni e nelle riserve di Roma; più straordinaria la scoperta di un “nucleo riproduttivo” (menzionata nella seconda parte del post), ovvero di una coppia di lupi che dà alla luce la prima cucciolata e stabilisce un territorio stabile. I lupi isolati infatti possono essere semplicemente esemplari di passaggio, che non si insediano stabilmente in un territorio circoscritto e non si riproducono. Un branco familiare invece ha necessità di marcare i confini del proprio territorio; trovare all’interno di esso fonti d’acqua e di cibo sufficienti; e non ultimo individuare un luogo appartato e sicuro dove poter fare la tana e allevare i piccoli durante la prima stagione riproduttiva. Due territori riproduttivi vicini, per di più a stretto contatto con le attività umane (strade, campi agricoli, casolari, insediamenti abitativi, ecc.), sono dunque un deciso passo avanti per una specie che, fino agli anni ‘70/80, era ridotta a poche decine di esemplari, relegati nelle valli di montagna o nei boschi meno accessibili dell’appennino centrale.

 

* Testo integrale del post dell’Oasi LIPU Castel di Guido

Accertata anche per il 2021 la riproduzione per il branco di lupi del Litorale Romano.

Come ogni inizio autunno, vi aggiorniamo sull’evoluzione della presenza del lupo nelle aree della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, che monitoriamo dal 2013.

Anche nell’estate del 2021 siamo riusciti a rilevare la riproduzione del nucleo familiare storico presente nella Riserva.

La coppia riproduttiva, formata sempre dalla lupa Aurelia e dall’ibrido Nerone, ha dato alla luce nel Maggio scorso 5 cuccioli.

A supportare la coppia nella crescita della cucciolata è presente anche un figlio maschio della coppia del 2019, che ha assunto il ruolo di helper (ricordiamo che nel 2020 non abbiamo rilevato cuccioli in compagnia del branco in estate e in autunno, concludendo dunque che la cucciolata nata in Maggio non avesse superato le prime settimane di vita).

La cucciolata del 2021 ha mostrato purtroppo sin dalle prime immagini registrate dalle nostre videotrappole evidenti segni di rogna sarcoptica, una patologia che porta nel tempo gli individui alla progressiva perdita del pelo e ad infiammazioni cutanee, conseguenza del prurito e del grattarsi degli animali. Nel corso dei mesi, abbiamo continuato a rilevare la presenza di 3 cuccioli, che hanno mostrato un aggravarsi delle loro condizioni, fino alla quasi totale perdita del pelo.

A questo proposito, è bene ribadire che la rogna rappresenta una patologia naturale, da sempre presente nelle popolazioni selvatiche, specialmente tra i canidi (volpi, lupi, etc.). Questa rappresenta dunque uno dei pochi fattori naturali di selezione per il lupo, una specie all’apice delle catene alimentari e che non ha dunque predatori naturali in grado di regolarne le densità. In Italia, ed in molte aree europee, l’elevata mortalità di origine umana rappresenta oggi la prima causa di morte nel lupo. Numericamente questi dati relegano purtroppo in secondo piano l’effetto di cause di mortalità naturali, quali ad esempio la rogna.

Ma il ruolo dei fattori naturali resta fondamentale, perché solo questi sono in grado di “selezionare” gli individui più deboli, favorendo la sopravvivenza dei più forti e adattati all’ambiente, e dunque favoriscono l’evoluzione naturale delle specie.

Mentre occorre mitigare le cause di mortalità non naturale, bisogna invece “accettare” le cause naturali, che permettono alle specie di evolversi e trovare nuovi equilibri da milioni di anni.

Solo e soltanto i cuccioli più forti e con le migliori difese immunitarie supereranno la rogna e sopravvivranno, trasmettendo ad eventuali loro figli nei prossimi anni la loro “resistenza”.

Il nostro monitoraggio ha consentito di rilevare anche la presenza e la riproduzione di un secondo nucleo riproduttivo, in un territorio situato in una fascia più a nord del Litorale Romano. Questo dato, che consolida la presenza della specie nelle aree del Litorale Romano, conferma anche l’espansione rapida del lupo in aree rurali e periurbane. Per questo è necessario, anche per le istituzioni, prendere atto di questo fenomeno, ormai in corso da alcuni decenni.

La coesistenza con il lupo è possibile, come dimostrano i nostri dati di questi ultimi 8 anni, che rilevano un conflitto con la zootecnia relativamente basso e sostenibile. Ma l’espansione della specie richiede una importante attività di informazione e sensibilizzazione, da parte di tecnici del settore e amministrazioni, sui corretti comportamenti da adottare nelle aree di presenza del lupo, per allevatori, cittadini e fruitori del territorio. Se si adottano buone pratiche di comportamento, lupi e uomini possono coesistere pacificamente sullo stesso territorio.

In questo video i cuccioli nati sul Litorale Romano, ripresi a fine Luglio da una nostra video-trappola.

 

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