Sergio Costa
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Interviste Società

Sergio Costa: Mare, suolo… Fate presto!

Sergio Costa, vice presidente della Camera ed ex ministro dell’Ambiente, sollecita Governo e Parlamento per l’approvazione e l’attuazione delle leggi a tutela del mare e del suolo

La situazione, le prospettive e le potenzialità del sistema dei parchi naturali nazionali italiani, sono stati oggetto di un convegno organizzato dai Carabinieri Forestali e dal Ministero dell’Ambiente presso la Biblioteca Nazionale Centrale. In platea anche Sergio Costa, vice presidente della Camera, A margine dei lavori Costa, che in passato ha ricoperto la carica di Ministro dell’Ambiente e, come comandante del Corpo Forestale, è stato tra i più attivi nel contrasto ai reati ambientali delle eco mafie, ci ha rilasciato la seguente intervista su alcune questioni “calde” della sostenibilità.

Presidente Costa negli ultimi anni, anche dopo che lei è stato ministro dell’ambiente, ci sono state alcune novità normative molto importanti: la legge “Salvamare” e recentemente la Nature Restoration Law approvata in sede europea, anche se sta completando un iter e dovrà poi essere recepita in Italia. Come ha visto questi due passi verso la conservazione del territorio?

La legge “Salvamare” l’ho scritta io, seppure sia stata approvata dopo il termine del mio mandato da ministro. Perciò ho l’orgoglio di dire che non aveva un senso ideologico, altrimenti non sarebbe stata approvata all’unanimità. Sicuramente le norme europee di visione e di respiro “green”, che poi dovranno essere recepite nell’ordinamento italiano, in questo momento sono un po’ in sofferenza, perché l’attuale maggioranza non è particolarmente predisposta a favore del green. Lo dico anche perché ci sono delle altre norme che aiuterebbero molto lo sviluppo green, di cui poco si parla, costruite all’epoca dal famoso “decreto clima”. Erano le Zone Economiche Ambientali che davano ad aree marine protette, parchi nazionali e regionali, fondi presi dall’Emissions Trade System: fondi europei per lo sviluppo ambientale, che invece non sono stati più destinati alla tutela della biodiversità e degli ecosistemi. Fondi che consentivano respiro ai parchi nazionali, in ragione di oltre 100 milioni di euro su base annua. Oggi non credo che arriviamo a 10 milioni di euro. Intendo dire che i progetti di biodiversità non si fanno se non ci sono i fondi, nonostante le belle parole. Non è stata più finanziata “Parchi per il Clima”: quella norma contro il mutamento climatico in tutte le zone della biodiversità d’Italia, che dava la possibilità di progettare e sviluppare tutele ambientali che oggi non hanno più finanziamenti. Tutto ciò dà la misura che, a mio parere, in questo momento non stiamo andando nella direzione “green” che l’Europa ci chiede.

Alcune associazioni che promuovono il benessere dei nostri mari, lamentano che anche per la legge “Salvamare” mancano ancora i decreti attuativi: ovvero il calare la norma sui territori, e sulle realtà economiche, dei pescatori per esempio.

Questo è il grande limite. Se la legge “Salvamare” è stata approvata all’unanimità nella scorsa legislatura, vuol dire che tutto il Parlamento ci crede. Quindi non è più una questione di destra o di sinistra; è una questione di essere utile e basta. Però mi aspettavo che i decreti attuativi non avessero una colorazione: si dovevano fare nei primi tre, quattro, cinque mesi di questa legislatura. Altrimenti hanno votato la legge all’unanimità per farsi vedere, non perché ci credessero. A questo punto non posso che fare un appello: fate presto! La mancanza dei decreti attuativi della “Salvamare” ha fatto passare due estati senza intervenire su vicende come la tutela dalle plastiche; i pescatori che si sono messi a disposizione (per la raccolta della plastica dal mare, nda.), il mondo dell’associazionismo; l’educazione ambientale. Era tutto in quella legge.

Un’altra cosa che a lei stava a cuore quando era ministro era la legge sul consumo di suolo, che è ancora nei cassetti e nelle pieghe dei lavori parlamentari. Ora lei è in una posizione in cui si decidono anche la calendarizzazione di queste discussioni. Che può dire in proposito?

Ci sono di nuovo dei progetti di legge sulla difesa del suolo a inizio legislatura. Chiaramente ci sono visioni diverse. Non c’è solamente il consumo di suolo, cioè meno cementificazione e più rigenerazione edilizia: ovvero non costruisco il nuovo fintanto che non ho sistemato il vecchio; che non è una perdita di denari, ma anzi, un investimento. Una cosa a cui tengo particolarmente è il tema del consumo di suolo da mancate bonifiche. Abbiamo un territorio con oltre 200 siti di interesse regionale e 42 siti di interesse nazionale che necessitano di bonifica. Cioè decine e decine di migliaia di ettari che hanno perso la loro connotazione di suolo, così come lo conosciamo. Andare a fare le bonifiche con i soldi che io da ministro stanziai – e che sono ancora fermi nel cassetto – vuol dire non consumare suolo. In questi progetti di disegno di legge che portano anche la mia firma c’è anche questo aspetto: semplifichiamo le bonifiche sul territorio, semmai fosse questo il problema. Quindi: bonifiche sul territorio, rigenerazione, e forse finalmente si trova la quadra.

La riporto a un fatto di cronaca: ciò che è successo a Caivano, nella famigerata Terra dei Fuochi. Come dice sempre Papa Francesco, purtroppo ciò che succede all’ambiente naturale si riflette anche sull’ambiente sociale, e viceversa. Le chiedo un punto della situazione di quelle terre, dove lei ha operato anche prima di passare alla politica.

Non stiamo parlando di Caivano in quanto territorio comunale, ma di un’emergenza criminale nel Parco Verde di Caivano. Una realtà ahimè pesantissima che riguarda alcune decine di migliaia di cittadini. Non è una cosa piccola, ma un insediamento edilizio e urbanistico molto profondo, con un carico antropico molto forte che, oggettivamente, è abbandonato. Non c’è una farmacia; ci sono pochissimi supermercati; c’è giusto la chiesa; non c’è una palestra; le scuole non riescono a fare il tempo pieno. Questa è la realtà, che però è cosa diversa dalla vicenda della Terra dei Fuochi. Con “Terra dei Fuochi” parliamo di 90 comuni, tra Napoli e Caserta, che includono anche Caivano. Per dare comunque una risposta su Caivano: quando ero ministro stanziai 2 milioni di euro per installare delle telecamere per la Terra dei Fuochi; quindi a carattere ambientale. Questo per dire che, volendo, i fondi per quei territori ci sono. Io li ho trovati al Ministero dell’Ambiente, e ho messo le telecamere, d’accordo con il Comune e la Regione, senza scavalcare nessuno. Dei risultati sono arrivati, bisognava continuare. Non si sta continuando.

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