I ricercatori della LIPU di Castel di Guido pubblicano il video dei sette cuccioli della lupa (pura) Aurelia e del maschio (ibrido) Nerone. Come si temeva la coppia ha dato vita a una cucciolata ibrida. L’esperto: ora i costi della sterilizzazione si moltiplicano per otto. In pericolo il patrimonio genetico del lupo appenninico.
Il team di naturalisti che ha scoperto e monitorato il ritorno del lupo selvatico nel territorio di Roma ha pubblicato un importante aggiornamento che potrebbe avere “conseguenze gravi non solo per il futuro del branco del Litorale Romano, ma potenzialmente deleterie per la conservazione della specie”. Il video, pubblicato sulla pagina Facebook dell’Oasi LIPU Castel di Guido, mostra i cuccioli nati nella primavera scorsa dalla coppia formata dalla femmina “Aurelia” e dal maschio “Nerone”. Come si temeva la nuova cucciolata, ripresa nel video di una fototrappola quest’estate a tre mesi di età, presenta i caratteri dell’ibridazione, ovvero della mescolanza dei geni canini ereditati dal padre, con quelli puri della madre. La differenza con la prima cucciolata di Aurelia, resa nota nel 2017 con un’immagine che fece il giro del mondo, sono evidenti nella colorazione diseguale del pelo. Per il resto branco e cuccioli si comportano da lupi e non da cani, come spiega diffusamente il post dei ricercatori*; ma il pericolo sta nella “diluizione” del patrimonio genetico della sottospecie appenninica del Canis lupus: la “deviazione di un processo evolutivo naturale” di “geni canini […] probabilmente per nulla adattativi alla vita selvatica” che “può provocare la perdita di alcuni adattamenti specifici della specie selvatica”. Come ci avevano spiegato gli stessi ricercatori in precedenza c’è infatti la forte possibilità che “i nuovi nati, una volta cresciuti, potranno in futuro disperdersi e ricolonizzare nuove aree” aumentando, di conseguenza, il numero di ibridi nella penisola
L’allarme sulla probabile nascita di una cucciolata ibrida era stato lanciato nel marzo scorso quando i naturalisti della LIPU avevano annunciato la nuova presenza nel branco di un maschio dominante ibrido, a differenza dei precedenti capi branco che avevano generato le cucciolate del 2017 e 2018. Soprattutto i ricercatori avevano denunciato l’impellente necessità di catturare e sterilizzare “Nerone”, proprio per evitare questa riproduzione. Nella prima denuncia, cui fa eco la seconda scritta nel post odierno, i ricercatori puntano il dito contro la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, entro i cui confini rientrano sia l’Oasi di Castel di Guido, sia l’ampio areale di attività (caccia, riproduzione, allevamento dei piccoli, controllo del territorio) del branco del litorale. Assolvendo Regione Lazio, Ministero dell’Ambiente, Carabinieri Forestali e istituzioni scientifiche che avevano approvato e pianificato l’operazione di prelievo, sterilizzazione e liberazione in natura dell’ibrido, le colpe del misfatto ricadrebbero dunque sulle “inspiegabili mancate autorizzazioni” della sola Riserva Naturale, unico ente a non aver dato il nulla osta per tempo.
Quanto è reale questo pericolo di ibridazione? Quanto è condiviso dalla comunità scientifica? In che misura “l’ibridazione antropogenica tra lupo e cane è considerata oggi una delle più gravi minacce per la salvaguardia del lupo”? Ma anche: che prospettive hanno questi sette cuccioli “indesiderati” da chi si occupa di conservazione? Lo abbiamo chiesto a Marco Antonelli, zoologo impegnato nel progetto di monitoraggio del lupo nella Riserva del Litorale Romano, che già in passato ci ha chiarito verità e fake news sulla coesistenza uomo-lupo.
Si sa il sesso dei cuccioli, sono in buona salute?
Non sappiamo ancora il sesso dei cuccioli. Nei prossimi mesi cercheremo di campionare geneticamente tutti gli individui e rilevarne quindi anche il sesso. Stiamo per ora proseguendo il monitoraggio tramite videotrappolaggio, e dalle prime immagini i cuccioli sono 7 e sembrano tutti in buone condizioni di salute.
Dalle immagini alcuni dei cuccioli hanno il manto più simile a quello dei lupi puri. Il “grado” di ibridazione è identico per tutta la cucciolata?
Si, cinque cuccioli hanno un mantello tipico (che definiamo wild type), mentre due sono scuri e senza la tipica mascherina facciale bianca. In realtà tutti i cuccioli sono figli della coppia formata da Aurelia (lupo puro) e Nerone (ibrido). Dunque il grado di ibridazione della cucciolata è lo stesso per tutti i cuccioli. Ovviamente i geni materni e i geni paterni si ricombinano nella prole, e dunque il fenotipo (aspetto esteriore) può essere differente tra i vari fratelli. Questo fenomeno ci è utile anche per comprendere che, senza analisi genetiche, non è così semplice rilevare l’ibridazione ed il grado di questa dalla sola analisi esteriore del fenotipo.
Le precedenti cucciolate di Aurelia erano di 5 e 6 cuccioli. Sette è un numero alto? Si può attribuire ai geni canini?
Nessuna anomalia. Le cucciolate di lupo sono mediamente composte di 5-6 piccoli, ma con estremi che possono andare da 2-3 fino a 10-11 cuccioli. La dimensione delle cucciolate dipende in gran parte dall’abbondanza di risorse del territorio. Recentemente sono state registrate anche cucciolate di 9 lupetti in branchi appena formatisi sulle Alpi. Dunque non è affatto anomalo registrare questi numeri. Teniamo conto che nel lupo (che si riproduce una volta all’anno) in media circa il 50% dei nuovi nati non arriva al secondo anno di età. Questa elevatissima mortalità giovanile è uno dei fattori naturali che regolano la dimensione della popolazione in una specie come il lupo che non ha predatori naturali.
In generale si notano comportamenti diversi tra cuccioli ibridi e non?
I dati derivanti dalle prime ricerche su ibridi in natura non evidenziano differenze comportamentali sostanziali tra lupi puri e lupi ibridi. Questo è bene sottolinearlo, soprattutto per chi pensa che gli ibridi siano più confidenti, e che dunque predino più facilmente bestiame domestico o che possano rappresentare un pericolo per l’uomo stesso. Anche da noi la dieta del branco è composta ancora oggi in netta prevalenza dal cinghiale (circa il 94%), e questa percentuale è rimasta esattamente uguale a quella precedente all’arrivo di Nerone.
Quali specifiche capacità potrebbe perdere il lupo appenninico con la “contaminazione” dei geni canini?
L’ibridazione antropogenica rappresenta ad oggi probabilmente una delle più importanti minacce per la conservazione del lupo. Questo fenomeno infatti devia un percorso evolutivo naturale, che va avanti da migliaia di anni, con un “qualcosa” che naturale non è. Infatti il cane è il frutto della selezione artificiale operata dall’uomo, partendo dal lupo, negli ultimi 15-20.000 anni (alcuni studi dicono addirittura 30.000). Le caratteristiche genetiche, fisiche e comportamentali del cane non sono altro dunque che il risultato di questa selezione, e sono frutto unicamente della ricerca di caratteri estetici o comportamentali nelle numerose razze canine che abbiamo creato. Tali caratteristiche, portate in natura tramite l’ibridazione tra specie selvatica e forma domestica, potrebbero non essere per nulla convenienti, e anzi potrebbero rappresentare dei caratteri “svantaggiosi” per il lupo. Per fare un esempio, nel cane, nel corso di millenni di selezione artificiale, si sono persi alcuni adattamenti invece fondamentali per il lupo, come la dentatura robusta finalizzata alla predazione. Basta confrontare il dente ferino di un lupo e di un cane di dimensioni simili (decisamente meno robusto) per capire dove potrebbero nascere dei problemi. Alcuni ibridi potrebbero ereditare caratteri di questo tipo dal genitore cane, e dunque essere molto meno efficienti nell’attività predatoria. È così che la perdita degli adattamenti naturali e la diffusione di caratteri “domestici”, non più adatti per la vita selvatica, nella popolazione di lupo può portare in futuro alla perdita del fondamentale ruolo ecologico che il lupo ricopre da centinaia di migliaia di anni nei nostri ecosistemi.
I geni canini non potrebbero apportare benefici alla specie originaria, visto che l’Italia è un habitat fortemente antropizzato?
Chiaramente non è escluso che alcuni geni canini possano produrre, per puro effetto del caso, anche adattamenti fisici che risultano inizialmente vantaggiosi per i lupi ibridi che li ereditano. Ad esempio la colorazione nera del mantello, caratteristica di accertata origine canina, nei lupi in ambienti forestale molto fitti potrebbe portare un vantaggio, in quanto renderebbe l’animale meno visibile alle prede. Ma non dobbiamo dimenticare che ogni gene codifica per più caratteristiche, e che quello stesso gene che apparentemente da un vantaggio, potrebbe codificare per caratteri fisiologici, fenotipici o comportamentali, visibili o invisibili, che invece possono rivelarsi svantaggiosi. Oltre a questo, è sempre bene ribadire che al di là dei vantaggi o svantaggi di alcuni caratteri canini nella popolazione di lupo, il problema principale è che l’ibridazione antropogenica devia l’evoluzione naturale del lupo, in una direzione sconosciuta e per di più non frutto della selezione naturale. Un processo potenzialmente molto pericoloso.
Dal vostro post sembra trasparire la volontà di sterilizzare i piccoli. La sterilizzazione sarebbe sia per i maschi sia per le femmine? C’è differenza nel fare la vasectomia al maschio e rendere una femmina improduttiva?
Per cercare di porre rimedio al fenomeno dell’ibridazione, la sterilizzazione con successivo rilascio in natura degli ibridi ci appare decisamente la migliore strategia, sperimentata tra l’altro con successo nell’ambito del progetto Life MIRCO Lupo sull’Appennino tosco-emiliano e nell’area del Gran Sasso – Monti della Laga. La strategia ci appare quella più corretta dal punto di vista etico, in quanto non priviamo della libertà un animale selvatico nato e cresciuto in natura; la più giusta dal punto di vista ecologico, in quanto l’animale si reinserisce nel branco di appartenenza e non si creano pericolosi “vuoti” nei ruoli gerarchici all’interno del nucleo familiare; la più conveniente anche dal punto di vista economico, in quanto a parte i costi del personale specializzato per le catture, degli strumenti necessari e dell’intervento chirurgico, non si hanno ulteriori costi come ad esempio quelli che comporterebbe il mantenimento in cattività di un animale per diversi anni. La procedura prevede la cattura dell’animale, cosa purtroppo mai semplice quando parliamo di lupi. Se l’animale catturato risulta ibrido, questo viene sottoposto a una procedura di sterilizzazione poco invasiva (vasectomia se maschio, legatura delle tube uterine se femmina) e viene dotato di collare GPS prima del rilascio in natura. Tale procedura riduce il potenziale riproduttivo degli ibridi catturati che non sono più in grado di produrre nuove generazioni di ibridi, ma ne preserva il ruolo all’interno del branco e i normali cicli ormonali. Lo scorso inverno avevamo ottenuto tutti i permessi necessari per operare la cattura di Nerone prima della sua riproduzione. Purtroppo tutto si è bloccato quando la Riserva del Litorale Romano ha negato il suo benestare all’operazione. Ora il problema non è più un animale, ma otto… e i costi economici e di sforzo necessari aumentano esponenzialmente.
Di che spesa si parla per la sterilizzazione di questo branco?
Il problema principale è che ora sono presenti più animali su cui intervenire. E così anche i tempi per l’eventuale cattura si allungano notevolmente, con costi molto più alti per il personale coinvolto (zoologi e veterinari), per i materiali (un radiocollare per un lupo ha un costo di circa 2.000 euro) e per le analisi genetiche (ogni analisi ha un costo di 80-100 euro). È facile intuire come non essere intervenuti nei mesi scorsi su Nerone non ha prodotto solo un grosso danno ecologico, ma anche un forte danno economico.
Quanto in meno sarebbe costata l’anno scorso?
Basta pensare che l’anno scorso si trattava di intervenire su un solo animale, mentre se si deciderà di intervenire nei prossimi mesi si tratta di otto animali. Ogni costo va dunque moltiplicato per otto, senza considerare i tempi necessari per le catture, che si dilatano ancor di più.
L’opzione della sterilizzazione degli ibridi (anche nel caso del solo genitore) è condivisa da tutti gli esperti della conservazione del lupo? Ci sono dibattiti a livello scientifico sul contrasto agli ibridi, o questa politica per proteggere il lupo appenninico puro è unanime?
A livello scientifico purtroppo ancora non c’è unanimità non solo sulla strategia migliore per arginare il fenomeno, ma persino sulla gravità dell’ibridazione stessa. Probabilmente la mancanza di un punto di vista comune nella comunità scientifica sulla gestione dell’ibridazione fra cane e lupo è addirittura alla base dell’insufficiente prevenzione e gestione del fenomeno, come rilevato da uno studio uscito recentemente. Purtroppo la conoscenza del fenomeno è ancora bassa, spesso anche tra gli addetti ai lavori. I dati scientifici sulla reale efficacia delle diverse strategia sono molto pochi. Per questo esiste ancora molta divergenza su cosa sia davvero utile ed efficace fare. In questo l’esperienza del Progetto Life Mirco Lupo si sta rivelando molto utile, e sta fornendo primi importanti dati sul fenomeno. Naturalmente siamo ancora distanti dall’avere una strategia condivisa. Sterilizzazione e rilascio in natura, abbattimento, cattura e captivazione, sono tutte ipotesi che vanno considerate non solo dal punto di vista dell’efficacia, ma che sono influenzate inevitabilmente anche dell’etica personale di ciascuno di noi.
Una delle obiezioni più comuni e, all’apparenza, logiche di chi, tra i non esperti, si oppone alle sterilizzazioni è che l’ibridazione è prevista dalla Natura e dunque anche gli ibridi possono apportare un beneficio alla specie pura.
Questo concetto viene espresso quando non si conosce la differenza tra ibridazione naturale e ibridazione antropogenica. Mentre la prima rappresenta effettivamente un fattore naturale e uno dei motori dell’evoluzione e della nascita di nuove specie, e quindi è un processo che va salvaguardato proprio perché aumenta la biodiversità sul nostro pianeta, differente è il discorso per la seconda. L’ibridazione antropogenica è riconosciuta oggi dal mondo scientifico come una delle principali cause di perdita di biodiversità su scala globale, e si ha quando l’uomo favorisce l’incrocio di diverse specie o sottospecie, in seguito a modificazioni delle condizioni naturali, provocando la perdita della loro identità genetica ed ecologica. L’ibridazione tra una specie selvatica e il suo corrispettivo domestico è un caso particolare di ibridazione antropogenica. L’ibridazione antropogenica, nel nostro caso, ha una causa ben precisa: la diffusa presenza nel nostro territorio di cani randagi e cani vaganti. Come detto all’inizio, questo fenomeno, se non arginato può portare all’estinzione del lupo come lo conosciamo oggi e come è stato plasmato nel corso di centinaia di migliaia di anni dalla selezione naturale.
Che risposte avete avuto dalla Riserva alla notizia della cucciolata ibrida? Ora sono propensi a intervenire?
Nei mesi scorsi, una volta accertata la genetica di Nerone, ci siamo immediatamente attivati con tutti gli organi competenti (Ispra, Ministero dell’Ambiente, Regione Lazio) per ottenere i permessi necessari ad intervenire. Quando era tutto pronto, inspiegabilmente le autorizzazioni si sono bloccate alla necessaria firma finale della Riserva del Litorale Romano. Nonostante ripetuti solleciti anche da parte di Ispra e Ministero dell’Ambiente, la Riserva ha sempre negato la propria autorizzazione, senza mai giustificarne il motivo. Ora naturalmente, alla luce di quanto abbiamo rilevato nel nostro monitoraggio, nelle prossime settimane ci muoveremo di nuovo presso tutti gli enti e le amministrazioni interpellate nell’inverno scorso, e torneremo anche a bussare con decisione alla Riserva, chiedendo un intervento nei prossimi mesi. Purtroppo, come detto in precedenza, il non intervento nei mesi scorsi ha già prodotto un grave danno. Speriamo che il danno da grave non diventi irreparabile per l’inefficienza di chi ha il dovere di intervenire e non lo ha fatto.
* (Testo integrale del post di Facebook che ha diffuso il video)
Aggiornamento sul branco di lupi del Litorale Romano.
Sono decisamente poco incoraggianti le novità emerse nel corso dell’ultimo anno di studio della presenza del lupo nelle aree naturali della Riserva del Litorale Romano. Nel nostro ultimo aggiornamento di pochi mesi fa avevamo comunicato l’ultimo preoccupante risultato del nostro monitoraggio. Lo scorso autunno avevamo infatti accertato l’arrivo in zona di un nuovo maschio, ripreso associato alla femmina riproduttiva (Aurelia). Purtroppo le prime immagini avevano immediatamente rilevato le evidenti anomalie fenotipiche del nuovo arrivato, che mostrava un mantello nero.
Le analisi genetiche su un escremento di recente deposizione, rinvenuto a Dicembre 2018, avevano dato l’esito temuto: il nuovo maschio con mantello nero è un ibrido tra cane e lupo di recentissima generazione (F1 o F2).
Come già annunciato nei mesi scorsi, la presenza di un individuo ibrido nel ruolo di riproduttore in un branco di lupi ha conseguenze gravi non solo per il futuro del branco del Litorale Romano, ma potenzialmente deleterie per la conservazione della specie lupo in un’areale ben più ampio (per di più in una zona di neo-ricolonizzazione della specie), considerata la probabile riproduzione nella primavera successiva alla formazione della nuova coppia. E ciò che temevamo purtroppo si è avverato.
Nel mese di Luglio 2019 abbiamo accertato la riproduzione della coppia formata da Aurelia ed il nuovo maschio ibrido (Nerone), e la presenza di 7 nuovi cuccioli nelle aree riproduttive utilizzate dal branco da ormai 3 anni. I nuovi nati sono oggi accompagnati da Nerone, Aurelia ed un maschio subadulto nato l’anno scorso, e che ora sta svolgendo la funzione di “helper”, dando supporto agli adulti nella crescita della nuova cucciolata. La nascita di giovani lupi ibridi rappresenta un grave problema di conservazione per la specie selvatica. Infatti, i nuovi nati, una volta cresciuti, potranno in futuro disperdersi e ricolonizzare nuove aree, dove potenzialmente si riprodurranno, trasmettendo geni canini nelle generazioni successive. Per questo motivo l’ibridazione antropogenica tra lupo e cane è considerata oggi una delle più gravi minacce per la salvaguardia del lupo. Questo fenomeno rappresenta infatti una deviazione di un processo evolutivo naturale. Nell’ibridazione lupo x cane la diffusione di geni canini nella popolazione di lupo, probabilmente per nulla adattativi alla vita selvatica, può provocare la perdita di alcuni adattamenti specifici della specie selvatica, frutto invece di migliaia di anni di selezione naturale, e che hanno plasmato il lupo come lo vediamo oggi, predatore fondamentale nei delicati equilibri dell’ecosistema. Tra i fattori che possono favorire questo processo giocano un ruolo fondamentale l’elevata mortalità causata dall’uomo nella popolazione locale di lupo, con conseguente rottura della coesione sociale dei branchi, e l’elevata densità di cani vaganti. Purtroppo constatiamo che nella nostra area di studio entrambi i fenomeni sono diffusi. Tra fine 2018 ed inizio 2019 infatti ben 3 giovani lupi nati lo scorso anno sono morti, due investiti ed uno per probabili cause naturali. E in più di un’occasione le nostre videotrappole hanno ripreso cani vaganti non controllati nei boschi della Riserva. Nelle considerazioni su questo grave fenomeno, è importante ribadire che l’ibridazione è un problema solamente per la conservazione del lupo, e non per l’incolumità delle persone né per le predazioni sul bestiame domestico. I primi studi svolti in natura su individui ibridi infatti dimostrano che l’elusività nei confronti dell’uomo e la composizione della dieta di individui ibridi sono del tutto simili a quelle di individui puri. Anche nel nostro caso non stiamo rilevando alcun tipo di cambiamento nella dieta del branco, composta ancora in massima prevalenza dal cinghiale (circa 94%). Ma per conservare il lupo, il fenomeno dell’ibridazione può e deve essere prevenuto, prima di tutto con un’attenta gestione dei cani, e combattendo la mortalità di origine umana a danno del lupo (bracconaggio e mortalità accidentale). E azione fondamentale quanto le precedenti, è l’intervento per minimizzare il potenziale riproduttivo di ibridi di recente generazione tramite cattura non cruenta, sterilizzazione (per vasectomia, per evitare modifiche ormonali e quindi comportamentali) e successivo rilascio in natura. Questo intervento è stato più volte da noi sollecitato, fin dall’autunno scorso, per annullare il potenziale riproduttivo di Nerone prima del periodo dell’accoppiamento (che nel lupo cade tra febbraio e marzo), ma mai eseguito per le inspiegabili mancate autorizzazioni da parte della Riserva del Litorale Romano.
La LIPU ha infatti immediatamente attivato tutte le istituzioni competenti al fine di intervenire per contenere il fenomeno della contaminazione genetica nel branco e potenzialmente anche nei territori limitrofi. Alla prontezza di risposta del parere positivo dell’Ispra e quindi delle necessarie autorizzazioni da parte del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, al sostegno tecnico-scientifico dell’Università La Sapienza, alla disponibilità del Comando dei Carabinieri forestali, al parere positivo da parte della regione Lazio e soprattutto alla completa disponibilità da parte del Wolf Apennine Center ad effettuare l’intera operazione, compresa la responsabilità scientifica, purtroppo non è corrisposto analogo atteggiamento da parte della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, Comune di Roma, il cui incomprensibile ed ingiustificato immobilismo perdura a tutt’oggi. Ora che le nostre previsioni si sono purtroppo concretizzate, qualsiasi potenziale intervento futuro diventerà più costoso in termini economici e di sforzo. La cattura e sterilizzazione di un solo animale, come facilmente intuibile, era decisamente la migliore strategia per evitare quanto accaduto. Auspichiamo in ogni caso che la Riserva, responsabile delle autorizzazioni finali necessarie per l’intervento, si muova con celerità nei prossimi mesi per cercare di riparare ad un danno che da grave può diventare irreparabile nei prossimi anni.
Per chiunque fosse interessato ad approfondire la tematica, rimandiamo all’evento pubblico di Sabato 19 Ottobre presso il Borgo di Castel di Guido. In occasione dell’evento dedicato alla festa per i 20 anni dell’Oasi LIPU Castel di Guido, avremo una presentazione dedicata proprio alla storia del branco di lupi del Litorale Romano, e sarà possibile fare domande ad uno dei ricercatori che segue il monitoraggio della specie nella nostra area.
Gruppo di monitoraggio del lupo nella Riserva Naturale del Litorale Romano e nell’Oasi LIPU Castel di Guido.