Da domani al 22 novembre si terrà a Baku la 29° Conferenza delle Parti sul clima, un evento di grande importanza per la diplomazia climatica globale e le negoziazioni internazionali sul cambiamento climatico.
Dopo la scorsa edizione tenutasi a Dubai, quest’anno il testimone della 29°eddizione dell’incontro sul clima organizzato dalle Nazioni Unite passa a Baku, capitale dell’Azerbaijan. I negoziati, che coinvolgeranno 198 Paesi, mirano a rinnovare gli impegni globali per contenere il riscaldamento globale e spingere verso l’abbandono dei combustibili fossili nei Paesi in via di sviluppo, attraverso nuovi finanziamenti e l’introduzione di misure specifiche sui mercati del carbonio.
Chi parteciperà e chi non
La partecipazione ai 29esimi negoziati sarà imponente, con circa 40.000 delegati da tutto il mondo: ministri dell’ambiente, esperti climatici e ambasciatori di tutti gli Stati partecipanti; organizzazioni internazionali come il Fondo Mondiale per l’Ambiente e la Banca Mondiale, la FAO e l’OCSE; delegazioni non statali come aziende del settore privato, ONG e movimenti sociali, ricercatori accademici e scientifici; giornalisti e media internazionali, dalle grandi testate a quelle specializzate in ambiente e clima (sono previsti tra i 2.000 e i 2.500 giornalisti); organizzazioni no profit come attivisti locali, legati a diritti umani e cambiamenti climatici.
All’evento nella capitale azera non saranno presenti i leader di alcuni dei paesi più importanti e responsabili delle emissioni di gas serra. Tra questi il presidente americano uscente Biden, Vladimir Putin, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Modi, quello canadese Trudeau, il presidente brasiliano Lula e quello francese Macron.
I temi da affrontare
I temi che verranno affrontati saranno molteplici, dalla finanza all’innovazione tecnologica, dall’energia pulita alla conservazione e implementazione della biodiversità. I confronti e i negoziati gireranno intorno alla mitigazione del cambiamento climatico e agli impegni verso la de-carbonizzazione, continuando a seguire come faro gli Accordi di Parigi. Verranno trattate con attenzione soluzioni legate alla giustizia climatica e dei diritti umani, soprattutto riferiti ai paesi e alle comunità più vulnerabili del pianeta, che stanno soffrendo molto più di altri gli effetti del cambiamento climatico. Sviluppi importanti si spera vengano raggiunti sulle strategie economiche come il carbon trading e i meccanismi di loss & damage, la loro efficienza e integrità.
In linea con le due conferenze precedenti, questa COP potrebbe essere decisiva soprattutto riguardo il tema della finanza climatica, i fondi che i Paesi più sviluppati dovranno elargire a quelli in via di sviluppo con l’obiettivo di velocizzare e maturare la loro transizione energetica allontanandosi dai combustibili fossili e diminuendo drasticamente le loro emissioni. Un argomento, quello dei finanziamenti, che negli anni ha suscitato molte contraddizioni e polemiche tra i paesi in via di sviluppo quelli più industrializzati. Uno su tutti l’accordo preso durante la COP15 del 2009 a Copenaghen, in cui venne stabilita la raccolta tra il 2010 e il 2025, di 100 miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo da investire nella transizione energetica e progetti di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Un’iniziativa che col tempo non ha portato i risultati sperati. Nonostante i passi avanti fatti nel corso degli anni, soprattutto in termini di impegno vincolante per l’elargizione dei capitali e la loro rendicontazione, questa COP potrebbe essere decisiva per concordare nuove strategie economiche e rispettare gli impegni passati, come limitare il riscaldamento globale a non più di 1,5°C fino al 2030 e azzerare le emissioni globali entro il 2050.
I negoziati che si svilupperanno in questi 11 giorni, insomma, saranno decisivi per confermare e implementare le conclusioni avvenute nelle precedenti COP, ma anche per mettere solide basi per gli incontri futuri, a partire dalla COP30 del 2025 a Belém, in Brasile.