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Una persona su sei muore di inquinamento

Uno studio scientifico avverte che l’inquinamento provoca circa 9 milioni di decessi all’anno nel mondo, l’equivalente di una morte su sei. Gli uomini sono più esposti all’avvelenamento da piombo e sul posto di lavoro; donne e bambini più vulnerabili alla contaminazione dell’acqua. I paesi ricchi hanno più controllo sulle forme più gravi di inquinamento, che mietono vittime nei paesi poveri; ma tutti insieme sacrificano all’insalubrità dell’aria oltre il 6% del PIL globale.

The Lancet, rivista medico-scientifica inglese, ha aggiornato i dati annuali sulle morti causate dall’inquinamento e i risultati dello studio mostrano una situazione in graduale peggioramento: circa 9 milioni di morti all’anno, ma il numero aumenta sempre di più. Dal 2015 i decessi sono cresciuti del 7%, del 66% dal 2000.

I dati di The Lancet sono tratti dallo studio del 2019 “Global Burden of Diseases, Injuriaes, and Risk factors” che stima le cause di morte a livello globale e da che cosa esse siano determinate. Nonostante il cambiamento nelle cause di morte, i decessi sono comunque aumentati e pochissimi progressi sono stati fatti nei paesi in cui questi principalmente avvengono, cioè quelli a reddito medio-basso. 

Tra le cause principali, l’inquinamento dell’aria – sia domestica che ambientale – genera il maggior numero di decessi: 6.7 milioni di morti nel 2019; mentre l’inquinamento dell’acqua è la seconda causa con 1.4 milioni annui. Le differenze di sesso mostrano come gli uomini siano più a rischio di morte per l’esposizione all’inquinamento ambientale, al piombo o sul posto di lavoro; mentre le donne e i bambini sono più vittime dell’acqua contaminata.

I paesi ad alto reddito hanno un maggior controllo sulle forme peggiori di inquinamento, mentre i paesi a basso e medio reddito non sono stati in grado di impiegare le loro risorse economiche, più scarse, per affrontare il problema, risultandone le maggiori vittime. L’effetto economico su questi paesi è sconvolgente. Uno studio della Banca Mondiale ha mostrato come il costo dell’inquinamento dell’aria sia all’incirca del 6.1% del Prodotto Interno Lordo (PIL) globale, con picchi del 9.3% di perdita del PIL nell’Asia pacifica e del 10.3% nell’Asia meridionale. 

È interessante il caso del piombo, non per il numero di morti – comunque 900.000 l’anno – ma per l’impatto che ha sui bambini. Lo studio di The Lancet evidenzia come l’alta concentrazione di piombo nei bambini, uguale o più alta a quella dei limiti stabiliti dall’US Centers for Diseases Control, causi perdite di quoziente intellettivo (QI) significative. Il decremento del QI genera insuccesso scolastico, disordini comportamentali, perdita di produttività economica nazionale e, dunque, perdite economiche globali di circa 1 trilione di dollari all’anno. Ad esempio, in Africa il calo del QI genera conseguenze economiche pari al 4% di perdita del PIL, mentre in Asia del 2%. La soluzione all’inquinamento da piombo è riposta nei test alla popolazione – soprattutto a donne incinte e bambini – che prevengano i danni neurologici causati dalla sostanza. Questi test, ad oggi, sono pressoché inesistenti al di fuori di paesi ad alto reddito. 

La situazione in rapido peggioramento richiede interventi repentini ed efficaci da parte delle organizzazioni internazionali. Gli autori dello studio di The Lancet ritengono necessario che vengano rivisti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite in modo da rappresentare correttamente gli effetti dell’inquinamento chimico, specialmente quello dei metalli pesanti. Soprattutto, sarebbe necessario che i paesi a basso e medio reddito generassero o ricevessero investimenti nel settore della raccolta di dati sui rischi della salute dovuti all’inquinamento. Al momento, la raccolta dati in questi paesi è carente, nonostante queste statistiche siano fondamentali per una consapevolezza che porti alla riduzione dell’uso delle sostanze inquinanti. 

Fonte dei dati: Richard Fuller et al. (17 maggio 2022). Pollution and health: a progress update. Lancet Planet Health 

 

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